Sono rimasti tutti di stucco quando è stato rivelato all'ultimo Comic-Con che il film promosso fino a quel momento con il titolo The Woods era in realtà Blair Witch, sequel di quel The Blair Witch Project che ha terrorizzato il pubblico alla fine degli anni '90. Nonostante negli anni si sia spesso parlato di un nuovo capitolo della saga, sembrava infatti ormai che non ci fossero più speranze e che la storia della strega di Blair si chiudesse con il "poco apprezzato" Il libro segreto delle streghe: Blair Witch 2. Una scelta precisa della produzione, quella di nascondere al grande pubblico l'esistenza di questo film fino all'ultimo momento, nel tentativo di replicare il successo della storica campagna marketing dell'originale, capace di far credere al mondo che davvero tre ragazzi fossero scomparsi nei boschi del Maryland. Fatta questa doverosa promessa, possiamo iniziare a parlare concretamente del film.
Blair Witch: ritorno a Black Hills
Blair Witch racconta la storia di James, mai davvero rassegnatosi alla scomparsa della sorella Heather, una dei protagonisti del primo film. Durante le sue continue ricerche sul mito della strega di Blair, si imbatte in un video amatoriale sul web dove crede di riconoscere la sorella. Decide quindi di avviarsi per i boschi di Black Hills per riuscire a ritrovarla. Ad accompagnarlo, i suoi migliori amici Peter, Ashley e Lisa, che documenterà il viaggio per il suo corso di cinema. Già dall'incipit quindi, si può capire come Blair Witch non abbia paura di raccogliere la pesante eredità del primo film, presentandosi come una sua versione aggiornata, pronta ad affrontare l'inevitabile confronto a viso aperto. L'innovazione più evidente riguarda l'equipaggiamento dei protagonisti, non tanto quello per sopravvivere nella foresta "maledetta", quanto quello utilizzato per le riprese, che aggiunge alle classiche camere a mano anche camere auricolari ed un drone. È un dato molto importante, perché grazie a questo trucchetto il regista Adam Wingard ottiene molte più possibilità di esprimersi e di creare una regia curata, senza però uscire dallo spirito caratteristico del found footage. Ad aiutarlo anche la scelta di non affidare le riprese agli attori stessi: a fronte di una perdita in realismo minima, dato che i movimenti sono simulati ottimamente, si guadagna moltissimo in chiarezza e coerenza.
Ovviamente questo non va ad incidere sul fattore chiave di ogni horror che si rispetti, ovvero la paura. Su questo fronte Blair Witch si difende bene, andando ben oltre i semplici jumpscare a cui ci ha abituato il mondo del found footage. L'idea intelligente è quella di inserire scene che esplorano alcune delle fobie principali dell'uomo (come quella per gli insetti o per gli spazi chiusi) riuscendo quantomeno a smuovere anche lo spettatore più abituato al genere. Vale la pena di notare che viene parzialmente perso il concetto di paura dell'ignoto, di ciò che non si vede, che molti avevano apprezzato del primo film. Non viene comunque tradito in toto, semplicemente le scene sono più esplicite, l'orrore ora è visibile, anche solo di sfuggita. Non è necessariamente un difetto, così come non lo è la presenza molto più forte dell'elemento soprannaturale, ma qualche fan hardcore del primo film potrebbe non apprezzare. Anche questi ultimi però apprezzeranno la capacità della pellicola di ricostruire ed espandere la mitologia della strega di Blair. Molti elementi del primo capitolo, come ad esempio le inquietanti statuine di legno che i ragazzi ritrovavano al di fuori delle tende, vengono recuperati, riorganizzati ed approfonditi. È importante notare però che tutto questo non viene praticamente mai fatto tramite banali "spiegoni", ma vengono dati suggerimenti allo spettatore, indizi qua e là, che permettono di ricostruire una gran parte della storia. Grazie a questo espediente lo spettatore è spinto a rivedere la pellicola, per riuscire ad unire gli ultimi puntini. Per questo non ha senso segnalare alcuni "errori" nella sceneggiatura: ci sono effettivamente dei momenti che lasciano perplessi, frasi rimaste a metà ed un'intera sottotrama che sembra non portare da nessuna parte, ma probabilmente saranno necessarie più visioni per poter giudicare con coscienza.
Il compito di un sequel potrebbe essere riassunto in "recuperare gli elementi caratteristici del primo e migliorarli, aggiungendo qualcosa di proprio" e Blair Witch fa esattamente questo. Molto probabilmente non sconvolgerà il genere come fece all'epoca The Blair Witch Project o come promesso dal trailer, ma vale la pena di essere visto, soprattutto per i fan dell'originale. Ora resta da aspettare un terzo capitolo che chiuda tutti i misteri rimasti aperti. Sperando non richieda altri diciassette anni.