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Black Phone: dritto al punto | Recensione

Scott Derrickson crea un horror che sa esattamente quello che vuole

Dopo aver lasciato la direzione di Doctor Strange nel Multiverso della Follia a Sam Raimi, Scott Derrickson torna in sala con Black Phone. Nuovo progetto di Blumhouse Productions, casa che negli ultimi anni ha lanciato alcuni dei più interessanti titoli horror per il grande pubblico, questo film viaggia su binari piuttosto tradizionali, ma proprio in questo trova la sua forza. Vediamo di scoprire di più nella nostra recensione di Black Phone.

Black Phone recensione: una minaccia si aggira per il quartiere

A metà tra realismo e soprannaturale, il nuovo film di Derrickson ci porta a seguire la storia di Finney. Il ragazzo è l’ennesima vittima di rapimento del quartiere a opera di un misterioso figuro chiamato generalmente The Grabber. Il suo destino sembra tracciato, come quello di tutti i ragazzi passati per le mani di questo criminale prima di lui. Tuttavia qualcosa potrebbe cambiare questa volta.

Finney si trova rinchiuso in un seminterrato, con solo un materasso, i servizi di base e un telefono nero scollegato. Passa la maggior parte del tempo da solo, a parte le visite del rapitore che lo nutre o che parla con lui in un gioco psicologico malato. Improvvisamente però quel telefono inizia a squillare e piano piano il ragazzo entra in contatto con gli altri che hanno subito la sua stessa sorte. Con il loro aiuto e quello della sorella (che ha delle visioni notturne legate al luogo dove si trova il giovane) forse c’è una speranza per riuscire a sfuggire alle grinfie del rapitore.

Tratto da un racconto di Joe Hill, pseudonimo di Joseph Hillström King, figlio del celebre Stephen, Black Phone è un horror che va decisamente dritto al punto. Un’applicazione classica della formula Blumhouse che spesso ha pagato negli ultimi anni. Un’idea semplice, su cui costruire un livello di lettura aggiuntivo, ma senza troppi fronzoli, da sviluppare in maniera pulita e chiara.

Si può ritrovare in questa storia qualche spunto interessante d’interpretazione, ma alla fine dei conti non è fondamentale per godersi il film. Black Phone è un horror puro e chiaro, che ci guida in una storia di tensione crescente fino al climax finale, ottimamente orchestrato.

L’importanza di un villain

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© 2022 UNIVERSAL STUDIOS. All Rights Reserved.

Quando si parla di horror, è indubbio che uno degli elementi fondamentali sia il villain. Nel corso della storia del genere abbiamo conosciuto tantissimi personaggi diventati iconici, a volte anche ben oltre il film o la saga che gli hanno dato la fama. Da Freddy Krueger a Jason Voorhees, passando per Michael Myers e Ghostface l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Il Grabber forse non entrerà nella Top 10 dei migliori di sempre, ma non è importante. Quello che conta è che abbia sufficiente carisma per coinvolgerci e spaventarci per la durata del film. Ed è indubbio che lo faccia, con i suoi modi diretti, il sarcasmo che spunta a tratti e la sua brutalità. Oltre che un aspetto davvero terrificante.

L’idea di design della maschera è decisamente d’effetto. Questo volto, sempre in qualche modo coperto, non è tanto uno strumento per nascondersi quanto per caratterizzarsi, rendersi ancora più riconoscibile. La modularità della stessa, crea un impatto sempre nuovo nello spettatore che resta al contempo incuriosito e spaventato, pronto a scoprire le nuove azioni di questo rapitore.

Ad aiutare naturalmente un Ethan Hawke che domina la scena completamente. Non c’è dubbio che l’attore abbia apprezzato girare questo film, impegnandosi e cogliendo la sfida a pieno. La sua interpretazione è il grande valore aggiunto di Black Phone, che ci spinge a restare sempre con le antenne drizzate ogni volta che lo vediamo in scena.

Black Phone, recensione positiva per il nuovo horror di Scott Derrickson

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© 2022 UNIVERSAL STUDIOS. All Rights Reserved.

Difficilmente questo titolo entrerà nella lista dei migliori horror di tutti i tempi, ma è evidente come non fosse questo l’obiettivo degli autori. Quello che troviamo in sala è un titolo che non cerca guizzi particolari, non vuole lasciare un segno, ma creare un pacchetto che funzioni, che sappia colpire e che lasci spazio a chi lo desidera per approfondire e analizzare il tutto più a fondo.

Non serve chiedere di più, perché va già benissimo così. Black Phone ci cattura dal suo inizio alla sua conclusione, creando una storia intrigante, che minuto dopo minuto si fa più intensa, elevando sempre di più il livello di tensione. E così alla fine non avremo la sensazione di aver assistito a una rivoluzione dell’horror, ma semplicemente di esserci divertiti. E tanto basta per definirlo un’operazione riuscita.

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Mattia Chiappani

Ama il cinema in ogni sua forma e cova in segreto il sogno di vincere un Premio Oscar per la Miglior Sceneggiatura. Nel frattempo assaggia ogni pietanza disponibile sulla grande tavolata dell'intrattenimento dalle serie TV ai fumetti, passando per musica e libri. Un riflesso condizionato lo porta a scattare un selfie ogni volta che ha una fotocamera per le mani. Gli scienziati stanno ancora cercando una spiegazione a questo fenomeno.

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