Capita diverse volte che, camminando tra gli scaffali delle librerie e delle biblioteche, si tenda a scegliere di dedicare più tempo a esaminare romanzi stranieri piuttosto che quelli italiani.
Sarà una deformazione dovuta ai traumi da letture scolastiche cui tutti siamo stati sottoposti almeno una volta nella vita, oppure la tendenza a cercare qualcosa di più esotico, o ancora il continuo essere bombardati da prodotti esteri che attira la nostra attenzione.
C'è da dire però che se si ha un attimo in più si possono trovare diversi titoli molto interessanti. Tra questi ci sentiamo di annoverare Condominio R39 di Fabio Deotto, pubblicato quest'anno dalla casa editrice Einaudi nella collana Stile libero big.
La vita nei condomini, chi ci vive lo sa, non è mai tutta rosa e fiori, le libertà sono limitate e capita spesso che si voglia mettere le mani addosso ai vicini.
I misteriosi, rumorosi, fastidiosi a volte fintamente gentili vicini.
Come nei vecchi giochi polizieschi il colpevole era il maggiordomo, non è difficile vedere l'abitante dell'appartamento o della casa accanto come spietato assassino o come folle senza speranza. Diversi sono i film che ci fanno temere ogni volta che cambiamo dimora, perché non si sa mai chi si potrebbe incontrare.
Quante volte invece, c'è la vecchina gentile che ti offre i biscotti che ha appena sfornato?
In una mattina apparentemente tranquilla, vengono estratte cinque persone in coma da un condominio nella semi-periferia di Milano e un ragazzo ventiseienne in stato confusionale.
Qual è il filo conduttore che unisce queste vittime? Che cosa è accaduto in questa palazzina di pochi appartamenti?
Un biologo infermo, un'ex attrice caduta in depressione, un ragazzino che legge Bukowski e una giovane praticante delle arti occulte insieme al suo compagno.
Ognuno di loro ha segreti, una parte oscura che cercano di tenere stretta per nasconderla ad occhi indiscreti. Dopo l'incidente non ci sarà modo per mantenere nell'oscurità quelle sfumature scure della loro vita, sarà un investigatore dal passato macchiato che si occuperà di scoperchiare, un passo alla volta, questo vaso di Pandora.
Un romanzo cupo, con protagonisti inquinati da loro stessi, dalle loro paure e dalla necessità di trovare una collocazione in questa società fatta di etichette.
Partendo da un thriller/poliziesco Deotto si aggira nelle vite dei suoi personaggi come un artista che ci conduce tra i corridoi del suo museo personale, raccontandoci di loro un particolare per volta, tra luci soffuse e ombre lunghe.
Deformazioni e depravazioni che li rendono ancora più umani, un autore che scava con un cucchiaino arrugginito nel profondo della carne delle persone per metterne alla luce le anime deboli e delicate.
Creature imperfette che cercano di entrare in scatole geometricamente equilibrate, e allora non possono fare altro che farsi sanguinare le dita grattando con le unghie contro la propria prigione.
Ci feriamo da soli e feriamo gli altri nel disperato tentativo di trovare un posto che sia giusto per noi.
Un po' vittime un po' carnefici.
Cosa si vedrà attraverso le finestre, quando guardano all'esterno? E i passanti cosa scorgeranno all'interno, nelle notti in cui le luci rimangono accese?