Un tribunale del Myanmar governato dai militari ha condannato oggi Aung San Suu Kyi ad altri tre anni di reclusione. Contro di lei sono state mosse altre accuse di corruzione. Quest’ultima condanna si aggiunge alle precedenti condanne per un totale complessivo di 26 anni di carcere carcere, che la leader politica birmana dovrà scontare.
La premio Nobel per la Pace si trova rinchiusa in isolamento nel carcere di Naypyidaw da oltre un anno, dal giugno scorso, dopo il colpo di stato militare avvenuto nel paese che lei stessa governava dopo la vittoria alle ultime elezioni.
Il 1° febbraio 2021 a Suu Kyi sono stati concessi inizialmente gli arresti domiciliari, per poi passare dopo 4 mesi al carcere duro, in isolamento.
Le accuse di corruzione nei confronti di Aung San Suu Kyi
Quando i militari hanno preso il potere hanno mosso pesanti accuse contro di lei. Tra le più gravi c’è l’accusa di aver ricevuto una tangente da 550.000 dollari da Maung Weik, un magnate condannato per traffico di droga.
Maung Weik, un magnate dell’edilizia, è stato condannato a 15 anni di carcere nel 2008 per traffico di droga, ma rilasciato nel 2014 durante il governo guidato dall’ex generale Thein Sein.
Secondo le accuse, Maung Weik avrebbe vinto un importante appalto durante il governo di Suu Kyi. Un progetto che prevedeva la costruzione di case, ristoranti, ospedali, un porto e zone alberghiere nella regione centrale di Mandalay, nel Myanmar.
Nel marzo 2021, un mese dopo l’arresto della premio Nobel, la televisione di stato controllata dai militari ha trasmesso un video in cui Maung Weik affermava di aver pagato tangenti ai ministri del governo Suu Kyi.
Nel video il magnate birmano affermava che circa 100.000 dollari erano stati donati a Suu Kyi nel 2018 per la fondazione di beneficenza intitolata a sua madre. Negli anni seguenti, nel 2019 e nel 2020 invece i soldi depositati nelle casse della politica secondo il magnate sono stati circa 450.000 dollari, ma senza specificarne il motivo.
12 capi d’accusa per Aung San Suu Kyi
Sul premio Nobel per la pace oggi pendono ben 12 capi di imputazione ai sensi dell’Anti-Corruption Act, ciascuno punibile fino a 15 anni di carcere.
Suu Kyi era già stata condannata a 23 anni di reclusione dopo essere stata condannata per importazione e possesso illegale di walkie-talkie, violazione delle restrizioni sul coronavirus, violazione della legge sui segreti ufficiali di Stato, sedizione, frode elettorale e cinque accuse di corruzione.
Negli ultimi mesi, i processi a suo carico si sono svolti in un’aula di tribunale appositamente costruita nella prigione della capitale, Naypyitaw. Non è stata vista e né è autorizzata a parlare in pubblico da quando è stata arrestata. I suoi avvocati, che rappresentavano l’unica fonte d’informazioni sui suoi procedimenti legali, non sono più autorizzati a parlare in pubblico del suo processo.
Aung San Suu Kyi fuori dalle elezioni del 2023
I suoi sostenitori e numerosi analisti indipendenti affermano che le accuse sono un tentativo di screditarla e legittimare la presa del potere da parte dei militari. Le accuse e l’arresto impedirebbero così alla leader 77 enne di prendere parte alle prossime elezioni, che i militari hanno promesso di tenere nel 2023.
Aung San Suu Kyi è stata il volto dell’opposizione al governo militare in Myanmar per più di tre decenni.
Il suo partito National League for Democracy è salito al potere dopo aver vinto le elezioni del 2015. Per la prima volta in Myanmar si è instaurato un governo eletto dal popolo dal 1962. Tuttavia, le riforme democratiche sono state poche, soprattutto perché i militari hanno continuato a mantenere un’influenza sostanziale garantita dalla riforma costituzionale del 2008.
Il partito della Lega Nazionale per la Democrazia ha ottenuto la seconda vittoria schiacciante alle ultime elezioni, quelle del 2020, ma i militari hanno impedito la formazione del nuovo governo. Tramite il colpo di stato del 1 febbraio 2021, il comandante Min Aung Hlaing ha preso il controllo del paese dopo aver arrestato i massimi leader del partito vincitore, tra i quali anche Suu Kyi. (ne abbiamo parlato QUI)
L’esercito ha affermato di aver agito per presunte frodi elettorali nelle elezioni del 2020, ma gli osservatori elettorali indipendenti non hanno riscontrato irregolarità importanti.
La presa del potere da parte dei militari nel 2021 ha portato il paese sull’orlo della guerra civile. Le manifestazioni contro il regime militare si sono espanse in tutta il Myanmar, mentre la repressione da parte delle forze di sicurezza è stata durissima. Secondo le fonti indipendenti ad oggi si contano 2.343 vittime tra i civili e oltre 15.800 persone arrestate dalle forze di sicurezza nazionale.