Ecco il titolo del 40° albo di Asterix, in uscita in Italia il 2 novembre per Panini Comics: Asterix e l’Iris Bianco.
“Per illuminare la foresta, basta la fioritura di un solo iris” si legge nella quarantesima avventura di Asterix e Obelix. Quello che noi speriamo, vedendo l‘immagine provvisoria della copertina dell’albo, è che un sorriso torni a illuminare il viso di Abraracourcix! Cosa sarà mai successo al nostro capo gallico preferito e perché quel muso lungo?!
Perchè Abraracourcix ha quel muso lungo nella copertina di Asterix e l’Iris Bianco?
Essere capo, per di più figlio dell’antico capo del villaggio, non è una responsabilità da poco. Specie se c’è da decidere i destini dell’unico villaggio gallico in grado di resistere ancora e sempre alle legioni romane. Potendo contare sull’aiuto di guerrieri formidabili come Asterix e Obelix, si potrebbe pensare che il compito di Abraracourcix sia facile. E invece no! Il nostro leader, capo “incontestabile”, anche se talvolta contestato, in più di un’occasione ha dovuto fare i conti con le difficoltà e la concorrenza, con le (troppo) ricorrenti cadute dallo scudo, per non parlare delle acide frecciatine di sua moglie Beniamina, che non manca mai di rinfacciargli il successo del cognato Omeopatix (il quale, in Asterix e gli allori di Cesare del 1972, non sembra nemmeno ricordare il suo nome e lo chiama semplicemente “coso”)!
Ma non dimentichiamo anche i momenti di coraggio di cui Abraracourcix ha saputo dare prova, come quando ha vinto un epico Duello dei capi (1966), ha sfidato i Belgi (Asterix e i Belgi, 1979), che si vantavano di essere i più impavidi, ha affrontato la concorrenza di Ortopedix, ha resistito a una cura terribile nello Scudo degli Arverni (1968) e, insomma, non si è mai tirato indietro quando si è trattato di difendere l’onore del suo villaggio e dell’intera Gallia. Di albo in albo Abraracourcix è andato incontro a una evoluzione, fino a diventare un personaggio politico a pieno titolo: leggermente narcisista, avido di lunghi discorsi e tutto impettito sul suo scudo. La sua unica paura: che il cielo gli cada sulla testa! Ma è un motivo valido per esibire quell’espressione abbattuta? Non c’entrerà forse il nostro famoso iris bianco?
Perchè l’iris bianco?
Se vi domandate perché Asterix e l’Iris Bianco, potete dare una letta a questa descrizione di Laurence Gossart, dottore in Belle Arti presso l’Université Paris I Panthéon-Sorbonne.
I significati dell’iris bianco tra i popoli antichi
L’iris bianco è apparso nel Cretaceo, 80 milioni di anni fa. Un fiorellino che la storia ha caricato di grande valore. Presso gli antichi Egizi, per esempio, era associato soprattutto a Horus, il dio dell’alba e del tramonto. Ma Iris era anche una divinità greca, benevola messaggera degli dei, la preferita di Era poiché recava spesso buone notizie. In greco, Iris è l’arcobaleno, che la dea percorreva quando doveva raggiungere la Terra. Di qui il nome, che riflette l’estensione cromatica del fiore.
Esistono numerose varietà: d’acqua, pallida, sibirica, germanica e la sua sottospecie, florentina. Quest’ultimo tipo, di colore bianco, sembrerebbe essere quello più diffuso nell’antichità, in tutto il bacino del Mediterraneo, conosciuto prima presso i Greci e poi presso i Romani.
Più tardi, nel VI sec. d.C., Clodoveo, Re dei Franchi, ne fece il simbolo che conosciamo col nome di fleur-de-lys. Quando Clodoveo era in guerra contro i Visigoti, si racconta che una cerva avesse attraversato il corso della Vienne, mostrando così all’esercito un passaggio in cui gli argini del fiume erano stabilizzati dai rizomi dell’iris.
- Ferri, Jean-Yves (Autore)
Le proprietà magiche / mediche dell’iris
Questi antichi popoli lo hanno usato come pianta magica, l’iris infatti possiede numerose proprietà benefiche e diversi significati simbolici. L’iris è tra le piante più ricercate per gli usi terapeutici nell’ambito dei rimedi naturali. In Grecia, il fiore ornava le tombe in omaggio alla dea Iris, tra i cui compiti c’era quello di tagliare i capelli delle donne defunte prima di guidarle verso la loro ultima dimora. I Romani, invece, vedevano nella rappresentazione dei petali il simbolo della saggezza, della fedeltà e del coraggio. Per questo, era comune piantare iris blu e bianchi nei templi di Giunone.
Dea, donna e fiore, Iris è inoltre l’incarnazione poetica della donna amata. Sinonimo di coraggio e di fedeltà, accresce la saggezza e la conoscenza. Simbolo di ardore, è anche il segno di un’intelligenza vivace. Quanto alla varietà bianca, come l’arcobaleno, provocando la diffrazione della luce bianca, mostra un’esplosione di colori, così l’iris bianco è al contempo i colori e il colore. Un’idea apparentemente paradossale che nel linguaggio dei fiori scompare: si dice infatti che l’iris simboleggi un amore delicato o un’unione.
Cosa ne pensa Fabrice Caro, sceneggiatore di Asterix e l’Iris Bianco
Vi riportiamo qui sotto alcune riflessioni sulla nascita del titolo da parte di Fabrice Caro alias Fabcaro. Autore prolifico di fumetti e di romanzi, ha debuttato nel 1996. Tra le sue opere, possiamo ricordare Le Steak haché de Damoclès (2005), La Bredoute (2007), On est pas là pour réussir (2012). Il successo arriva nel 2015 con l’album Zaï zaï zaï zaï. Nel 2016, Fabcaro scrive la sceneggiatura delle nuove avventure di Gai-Luron, disegnate da Pixel Vengeur (Fluide Glacial). Nel 2018 esce un’altra opera notevole, capace di fondere umorismo assurdo e satira sociale: Moins qu’hier (plus que demain). Il suo romanzo Le Discours (2018) è stato adattato per il cinema da Laurent Tirard nel 2020. Nel 2022, ha pubblicato Guacamole vaudou, un fotoromanzo umoristico che ha per protagonista il comico Eric Judor.
Riguardo la genesi del 40° albo delle avventure di Asterix, Fabcaro racconta:
Avevo voglia di scrivere un albo che fosse incentrato sul villaggio e i suoi dintorni. Amo particolarmente gli albi di Asterix dove un elemento esterno si fa strada nel villaggio, turbandone gli equilibri, per osservare le reazioni degli abitanti, caratterizzati da una malafede leggendaria. Questo inoltre mi ha fornito l’occasione di affrontare in filigrana un fenomeno tipico della società contemporanea…
E invece riguardo il titolo:
Iris Bianco è il nome di una nuova scuola di pensiero positivo arrivata da Roma, che comincia a diffondersi nelle grandi città, fino a raggiungere Lutezia. Cesare decide che tale metodo può sortire un effetto benefico sugli accampamenti romani dislocati intorno al celebre villaggio gallico. Ma i precetti della scuola esercitano la loro influenza anche sugli abitanti del villaggio che ne incrociano il cammino… La tavola pubblicata in esclusiva a dicembre ha dato ai lettori un assaggio di tali effetti! Cercavo un titolo che fosse nello spirito di Goscinny e Uderzo, i quali ricorrevano spesso a un oggetto fisico o un personaggio per riassumere il soggetto dell’albo (il paiolo, l’indovino, il grande fossato, lo scudo degli Arverni, il falcetto d’oro…). In questo caso, l’iris simboleggia la fioritura e la benevolenza… o almeno è quello che speriamo.
Non ci resta che scoprire le nuove avventure di Asterix in Asterix e l’Iris Bianco
Vedremo che effetti avrà l’iris bianco su Asterix, Obelix, Abraracourcix e su tutti gli altri Galli a partire dal 2 novembre, quando in Italia Panini Comics renderà disponibile Asterix e l’Iris Bianco.
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