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Fubar: Schwarzenegger padre e spia | Recensione

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Cr. Christos Kalohoridis/Netflix © 2023

Per la prima volta Arnold Schwarzenegger si lancia in un ruolo televisivo, per essere precisi su Netflix. Stiamo parlando di Fubar, il nuovo show che debutta proprio oggi sulla piattaforma di streaming e che ci porterà in un universo di spie e terroristi, ma anche di rapporti familiari. Noi abbiamo visto tutta la prima stagione in anteprima e siamo pronti a raccontarvi cosa ne pensiamo.

Arnold Schwarzenegger arriva su Netflix con una storia di spie e famiglia

Luke Brunner è un agente della CIA, uno dei migliori della storia dell’agenzia. Ma l’età avanza ed è giunto il momento di lasciare il proprio lavoro e dedicarsi finalmente alla famiglia, per troppo tempo trascurata. Ha già un piano: acquistare una nave e sfruttarla per riconquistare il cuore della ex-moglie, da cui ha divorziato proprio a causa delle sue missioni in giro per il mondo.

Tuttavia, proprio durante la festa di pensionamento, si scopre un’emergenza: un trafficante d’armi sta per lanciare un nuovo “prodotto” sul mercato e solo Luke può fermarlo. Per farlo, dovrà coinvolgere un’altra agente, infiltrata nell’organizzazione criminale in questione. Una volta arrivato sul posto però, ha una sorpresa: l’infiltrata è sua figlia Emma, che lavora per la CIA da anni in segreto.

FUBAR | Trailer ufficiale | Netflix

L’idea alla base di Fubar è piuttosto chiara. Si prendono le dinamiche familiari e le si inseriscono in un contesto molto lontano dal solito, dove possano esplodere ed essere analizzate più chiaramente. Una vita di inganni, per il padre e per la figlia, ha avuto un impatto non indifferente e scoperchiare il segreto così significa riaprire il conflitto.

Purtroppo però ci si ferma davvero a uno strato superficiale. Il rapporto tra Emma e Luke si evolve in maniera piuttosto prevedibile, restando bloccato nelle caselle del “padre teutonico severo” e della “figlia modello ribelle”, ignorando tutti i possibili spunti di originalità. Ed è un problema che riguarda purtroppo la gran parte della scrittura di Fubar.

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Portare avanti un compitino

Cr. Courtesy of Netflix © 2023

La sensazione è che la sceneggiatura di questo show sia stata realizzata in maniera svogliata, andando ogni volta a scegliere le opzioni più semplici e immediate per proseguire. I conflitti tra i personaggi nascono e si sviluppano con espedienti ormai datati e irrealistici. Tanto più che abbiamo a che fare con agenti segreti, tra i migliori della storia della CIA.

Ma il problema è tutto qui: i personaggi sono completamente al servizio della trama, con una prospettiva di brevissimo periodo. Ogni volta che serve un avanzamento della storia, uno dei protagonisti viene adattato alle necessità, in maniera quasi completamente slegata dai suoi precedenti. Il caso più grave è probabilmente quello di Roo, che è davvero un coltellino multiuso in questo senso. Ma quasi tutti prima o poi hanno dei momenti di questo tipo.

Il tutto per supportare una trama che di per sé non è particolarmente brillante o coinvolgente. La sfida con Boro prosegue senza che sentiamo davvero il pericolo per i nostri agenti, nonostante si tratti di missioni dalla posta in gioco planetaria. E anche uno dei fattori più interessanti – cioè il rapporto tra il criminale e Luke ed eventualmente il suo confronto con quello con la figlia Emma – è sfruttato poche volte e senza particolare profondità.

Queste carenze di scrittura purtroppo non sono neanche supportate da un aspetto action particolarmente esaltante. Si tratta sicuramente di uno show di un gradino superiore alla media da questo punto di vista, ma nulla di davvero straordinario. Il finale alza leggermente l’asticella, ma comunque non è abbastanza da giustificare il resto.

Arnold Schwarzenegger non convince su Netflix

Cr. Amanda Matlovich/Netflix © 2023

Un’altra conseguenza è che i personaggi sono davvero incasellati in ruoli tagliati con l’accetta, quasi stereotipici. Non solo i due protagonisti come si accennava più sopra, ma anche i comprimari. Di conseguenza c’è piuttosto poco che il cast possa fare per rendere davvero affascinanti questi personaggi.

Bisogna ammettere che la performance di Arnold Schwarzenegger in questo show Netflix, non è sicuramente tra le sue migliori. Anche nei suoi momenti più comedy, nonostante ne abbia le capacità, sembra poco convinto e avrebbe potuto dare di più. Più convincenti alcuni dei personaggi secondari come Milan Carter o Fortune Feimster, purtroppo ostacolati da un arco narrativo non all’altezza.

Chi invece risulta sprecato è Gabriel Luna che nei panni del villain regala una delle interpretazioni più intense degli ultimi tempi. Un vero peccato che non abbia potuto valorizzarla, approfondendo ulteriormente il legame tra il suo personaggio e Luke.

Il debutto di Arnold Schwarzenegger su Netflix quindi non è stato particolarmente convincente. Fubar è uno show che raggiunge la sufficienza, perché è coerente e senza evidenti difetti tecnici, ma che non si sforza di andare oltre. In un panorama televisivo dove è necessario fare una selezione dei contenuti da vedere, è meglio rivolgere la propria attenzione su altro.

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