Il secondo film di Aquaman non chiude solo una storia, ma un intero universo cinematografico: è l’ultimo film DC Extended Universe (DCEU). Warner Bros. e DC Studios hanno deciso di rilanciare il mondo degli eroi DC con James Gunn e Peter Safran alla guida, mentre parallelamente continueranno a esserci film “fuori dalla continuità” come The Batman o Joker.
Il DCEU, semplicemente, non ha funzionato. Ma non è l’unico universo narrativo sparito dai cinema: sebbene abbiano il potenziale di incantare i fan – e quindi vendere tantissimi biglietti – spesso gli universi cinematografici finiscono. In alcuni casi, anche più di una volta.
Quando finisce un universo cinematografico: Aquaman non è solo
Quando nel 2013 arrivò nelle sale Man of Steel, sembrava un colpo sicuro per DC. Henry Cavill non solo aveva il fisico per la parte, ma era anche abbastanza Nerd da tranquillizzare i fan che volevano un Superman fedele ai fumetti. Lo stesso valeva per Zack Snyder dopo Watchmen, e con Christopher Nolan che aveva appena chiuso la trilogia del Cavaliere Oscuro come produttore, cosa poteva andare male?
La fine dell’universo cinematografico DC: non diamo la colpa ad Aquaman
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Warner Bros puntò su un universo cinematografico per ricreare il successo di quello Marvel, con film come Batman vs Superman, Suicide Squad, Wonder Woman, Aquaman. Alcuni di questi ebbero successo, come gli ultimi due film citati, dedicati a Diana Prince e Arthur Curry. Ma i fan da subito dimostrarono un po’ di perplessità per come DC stesse forzando il legame fra i film, senza costruire davvero una storia comune un poco alla volta, ma semplicemente facendo incontrare i vari supereroi.
Con quindici film all’attivo, che hanno incassato un totale di più di sei miliardi e mezzo di dollari (senza contare l’ultimo Aquaman), l’universo cinematografico DC non può davvero dirsi un fallimento – anche con un forte investimento da parte di Warner Bros di quasi due miliardi e mezzo. Ma inutile negare che non stava più funzionando.
Se era impossibile che i film usciti in pandemia come Birds of Prey raggiungessero i risultati di Wonder Woman o Aquaman, altri come il recente The Flash hanno fatto molto peggio delle aspettative, recuperando appena le spese. E se guardiamo i voti della critica, gli unici sopra il sette sono Wonder Woman, Shazam! e The Suicide Squad (quello di James Gunn).
Aquaman quindi chiude l’universo cinematografico DC, ma non deve prendersi la colpa. Anzi: è l’unico eroe della saga ad aver superato il miliardo di dollari con il primo film. E Aquaman e il regno perduto non può nemmeno far testo: difficile motivare i fan a seguire una storia che sanno sta per finire. Questo è il rischio più grande dei franchise: una storia non può generalmente stare in piedi da sola, per quanto eccellente. Se il resto dell’universo si corrode, un po’ di ruggine resta addosso anche al migliore dei film.
Gli universi narrativi continuano, ma non sempre (e non tutti) hanno successo
Se con Aquaman si chiude un universo narrativo, molti altri restano vivi – anche se pochi sono vegeti. Dall’uscita di Avengers: Endgame si parla del fatto che l’MCU sia in crisi (e il licenziamento di Jonathan Majors come Kang non aiuterà di certo).
Altri sono in un momento delicato: James Bond si era ripreso con Daniel Craig, ma ora deve trovare un nuovo interprete e, forse, un nuovo slancio. L’universo del mondo horror di The Conjuring (anche questo nelle mani di Peter Safran come produttore) ha visto alti e bassi, con la recente difficoltà nel ritrovare il successo dei primi film di Ed e Lorraine Warren.
L’universo di Tolkien era partito alla grande con Il Signore degli Anelli, ma né Lo Hobbit né la nuova serie Amazon hanno ricevuto altrettanto amore. L’universo LEGO continua a espandersi, anche se The Lego Movie 2 non ha avuto l’impatto del primo. E l’ultimo Transformers – Il Risveglio è il film del franchise che ha incassato meno.
Ma ci sono anche franchise che durano. Il MonsterVerse con Godzilla e King Kong si sta dimostrando più solido di quanto pensassero i critici, con risultati discreti al box office. Star Wars risulta tanto vasto da poter sopravvivere anche ai film o alle serie che non funzionano, sfruttando il successo di quelle che invece piacciono. Fast Saga continua a correre anche dopo il decimo film. E What We Do In The Shadows ha fatto persino meglio da serie TV rispetto al successo del film.
Tuttavia, non sono pochi anche i fallimenti: Aquaman non è l’unico film che ha chiuso un franchise.
I mostri della Universal (che continuano a tornare)
L’esempio più recente di universo narrativo chiuso, tolto quello DC con Aquaman, è quello del Dark Universe. Universal voleva rilanciare il suo universo cinematografico dedicato ai mostri, il primo della storia del cinema. Nel 1931, Bela Lugosi recitò nel ruolo di Dracula, mentre Boris Karloff interpretò il mostro di Frankenstein. Talmente iconici da lanciare il primo vero franchise: arrivarono La Mummia, L’uomo Invisibile. E poi La moglie di Frankenstein, La Figlia di Dracula: sequel e film interconnessi nel giro di pochi anni.
Quel primo universo cinematografico continuo con decine di film negli anni Quaranta, cui seguirono parodie negli anni Cinquanta come Gianni e Pinotto contro l’Uomo Invisibile e film fantascientifici come Il mostro della laguna nera. Ma Universal aveva usato troppo spesso la stessa ricetta, il pubblico iniziò a mancare e i budget per realizzare i film a diminuire.
L’Universo dei Mostri Universal era morto, ma un po’ come un vampiro, riaprì la bara nel 1999 per un film che divenne un cult (e che noi di OrgoglioNerd adoriamo particolarmente): La Mummia. Brendan Fraser e Rachel Weisz riaprirono la piramide quasi settant’anni dopo e tornarono per un sequel, con solo Fraser nell’ultimo film della saga. Che non andò come sperato, facendo finire ancora una volta questo universo.
Universal ci riprovò nel 2014 con Dracula Untold, con Luke Evans, che avrebbe dovuto essere il primo capitolo del Dark Universe. Non funzionò. Allora, i produttori Alex Kurtzman e Roberto Orci ci riprovarono nel 2017 con The Mummy, con Tom Cruise come star e con Russel Crowe nei panni del Dr. Jekyll, che avrebbe dovuto diventare il “Nick Fury dei mostri”. Universal arrivò persino ad annunciare che Johnny Depp avrebbe interpretato l’Uomo Invisibile e Javier Bardem il mostro di Frankenstein, con Angelina Jolie in lizza per diventare la moglie del mostro. Ma il primo film fu un flop, uccidendo per la terza (o quarta, con Dracula Untold) il franchise.
L’Uomo Invisibile uscì invece nel 2020 con Elizabeth Moss protagonista. Ed è un gran bel film, anche senza pretese di rilanciare un universo cinematografico.
Gli universi finiscono, i supereroi ritornano
Se l’universo dei Mostri Universal continua a tornare dall’oltretomba, nessuno ritorna in vita come i supereroi. E Marvel lo sa bene, specie per le sue storie “fuori dai Marvel Studios”. X-Men ha avuto un successo enorme nel 2000, per continuare in una trilogia di successo per 20th Century Fox (prima dell’acquisizione Disney). Dal 2009 con X-Men Le Origini – Wolverine abbiamo visto una trilogia dedicata al Logan interpretato da Hugh Jackman, oltre a un’altra saga che vede Magneto, Xavier e compagni quando erano giovani. Un totale di 13 film, senza contare quelli di Deadpool, che però si svolgono nello stesso universo.
Anche in questo caso il successo del franchise andò calando per incassi e giudizi della critica. Ma Logan nel 2017 e Deadpool 2 l’anno dopo hanno conquistato i fan. In questo caso, la fine ufficiale del franchise arriva soprattutto per l’acquisizione da parte di Disney e l’ingresso del MCU: più che un caso di insuccesso, parliamo di inglobamento.
Lo stesso vale per i film di Spider-Man. Se è vero che sia il Peter Parker di Tobey Maguire che quello di Andrew Garfield hanno chiuso con capitoli molto divisivi, il loro ritorno a fianco di Tom Holland li rende tecnicamente parte del MCU.
Le storie o l’universo?
Gli studios puntano sugli universi cinematografici per una ragione: fanno soldi. Gli spettatori vanno sempre meno regolarmente al cinema e presentare personaggi, storie e universi che conoscono aiuta a farli sedere davanti al grande schermo. Ma per convincerli a tornare serve la qualità del prodotto, servono buone storie raccontate bene.
Il recente Arthur di Guy Ritchie avrebbe dovuto iniziare una saga arturiana, con Idris Elba nel ruolo di Merlino per un film dedicato, un altro titolo per Lancillotto. Ma durante la post-produzione, tutti i riferimenti a un possibile franchise sono stati rimossi – forse per il timore che il film non avesse successo, come poi fu.
Tutti gli universi cinematografici di successo hanno inizio con il botto: Iron Man per l’MCU, Una Nuova Speranza per Star Wars, Licenza di Uccidere per 007, Dracula per i mostri di Universal. E solo il primo di questi aveva sufficiente consapevolezza di promettere un franchise, ma lo faceva solo alla fine, dopo i titoli di coda.
Prima serve la storia, una storia tanto forte da creare un universo. Anche gli universi narrativi più avvincenti possono finire, ma partire con il passo giusto è fondamentale. Altrimenti, di solito, hanno vita breve.
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