Un pesce artico pieno di antigelo

Un nuovo studio riguardante il pesce lumaca, una specie che vive nelle fredde acque dell’Artico, ha scoperto come questo produca una incredibile quantità di proteine antigelo, un elemento chiave per spiegare la sopravvivenza di questa specie nel suo habitat. Ecco i dettagli.

L’antigelo nel sangue di un pesce artico

Questa specie, trovata per la prima volta durante una spedizione nel 2019 nei pressi di un iceberg vicino alla Groenlandia, ha catturato subito l’interesse degli scienziati. Dal nome scientifico Liparis gibbus, è diventata nota per la sua bioluminescenza. Già questa caratteristica lo rende speciale: si tratta del primo pesce polare capace di emettere luce, e la prima specie in grado di farlo con due colori diversi (verde e rosso).

Il nuovo studio è andato ora a sequenziare l’RNA del pesce, per studiare le proteine prodotte dal suo corpo. E, tra le migliaia di sequenze trascritte, alcune in particolari hanno colpito l’occhio dei ricercatori: quelle riguardanti proteine che impediscono il congelamento, anche nelle acque polari, che possono raggiungere temperature inferiori agli 0 gradi centigradi.

La scoperta

Le proteine antigelo, a seconda della loro potenza, possono legarsi ai cristalli di ghiaccio, impedendone la crescita, o impedirne in primo luogo la formazione. Questi cristalli, infatti, se diventano troppo grossi possono danneggiare le cellule o intralciare il loro funzionamento, oltre che impedire il normale flusso sanguigno.

Nel caso del pesce lumaca, la proteina più prodotta è abbastanza debole, ma gli scienziati pensano che, unita ad altra proteine, la sua azione possa in qualche modo risultare più efficace. Se infatti le proteine più deboli potrebbero non essere abbastanza forti da contrastare la formazione del ghiaccio, potrebbero comunque aiutare il trasporto dei grassi insaturi.

Il risultato potrebbe essere un sangue non completamente liquido, dalla consistenza più simile a quella di una granita, in grado comunque di scorrere. Altre ricerche sono necessarie in questo senso, per studiare direttamente il sangue del pesce in un ambiente sotto zero, invece che semplicemente la sua espressione proteica.

I rischi climatici

L’adattamento, che ha permesso a questa e altre specie di ritagliarsi una nicchia ecologica, potrebbe avere purtroppo ancora vita breve. Il riscaldamento climatico ha infatti fatto aumentare le temperature circa due volte più velocemente nell’Artico rispetto ad altre latitudini. Gli scienziati stimano che l’Artico sarà liberato dai ghiacci nei prossimi tre decenni.

Questo cambiamento porterà probabilmente alcuni pesci adattati a climi più caldi ad espandersi in queste regioni, portando una competizione ecologica inedita a specie come il pesce lumaca, che potrebbe non riuscire ad adattarsi abbastanza in fretta e a sopravvivere.

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