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America Latina: Elio Germano e l’inganno della mente | Recensione

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Già di per sé in un mondo di maschere è difficile capire come stanno davvero le cose. Se poi i Fratelli D’Innocenzo – Damiano e Fabio – iniziano a giocare con luci e ombre di un uomo la cui vita rasenta la perfezione, l’inganno diventa qualcosa di sofisticato e complesso da mettere a fuoco. In America Latina, sin dai titoli di testa, si prova un mix di confusione e fastidio (agli occhi, e di conseguenza alla testa); una sensazione di smarrimento che si farà sempre più viva man mano che il film prenderà forma. I due registi sanno come colpire a fondo: non crediamo sia un caso che abbiano deciso di adottare un approccio così diverso e disturbante per quanto riguarda l’introduzione dei titoli di testa. D’altronde la pellicola presenta le componenti proprie di un thriller psicologico dai toni horror: la complessità della mente, con il suo disordine, la fa da padrona, e disorientare lo spettatore è il principale obiettivo del film. Prima di proseguire con la recensione di America Latina, ci soffermiamo qualche secondo sulla storia narrata.

America Latina vede protagonista Elio Germano nei panni di un dentista affermato, con una famiglia meravigliosa vicino e una villa immensa con piscina. Cosa volere di più? La vita di Massimo Sisti è perfetta: l’uomo ha tutto quello che ha sempre desiderato. Tutto sembra chiaro, all’inizio. Un giorno però, scendendo nel seminterrato della sua casa, trova una ragazza legata e imbavagliata. Da qui in poi l’esistenza del protagonista prenderà una piega alquanto assurda e imprevedibile.

America Latina (2021) - Trailer Ufficiale

La recensione di America Latina

È molto facile, con questo genere di film, cadere negli spoiler senza volerlo, quindi preferiamo rivelare il giusto sulla trama. America Latina presenta così tante sfumature, tutte curate nei minimi dettagli, che alla fine, mettendo insieme tutti i pezzi del puzzle, si arriva a una probabile verità (che poi in tal caso è tutto relativo). Di conseguenza, qualsiasi particolare in più sulla storia, rischierebbe di renderne facile la comprensione, anche se di prevedibile – nel complesso – c’è solo l’eccezionale talento di Elio Germano.

Riprendiamo la nostra recensione di America Latina, ponendo l’attenzione sulle particolarità suggestive del film dei Fratelli D’Innocenzo. Sin dal principio è evidente che i registi abbiano voluto puntare sull’interprete principale della storia e sul variegato registro stilistico. Sono questi i due punti di forza della pellicola, che portano lo spettatore a immergersi in un vortice di inquietudine e confusione. Chi è la ragazza nello scantinato? Perché si trova lì? Ma soprattutto chi è il responsabile del rapimento? Qual è la verità? Ad alcune di queste domande non riusciremo a dare una risposta esatta, ma tutte ci terranno compagnia dall’inizio alla fine del film.

Così il dentista inizia la sua personale ricerca della verità, indagando in solitaria tra ricordi e persone a lui vicine. Tutti si trasformano in possibili sospettati del rapimento: la famiglia, gli amici, il padre con cui ha instaurato un rapporto burrascoso. Con il proseguire delle scene, la mente di Massimo Sisti si fa sempre più ingombrante, diventando la vera protagonista di tutta la storia.

L’inganno della mente e la resa sul grande schermo

La mente può essere un’arma a doppio taglio: da una parte ci rende liberi; dall’altra ci può imprigionare in una realtà fittizia, che talvolta non siamo pronti ad affrontare e/o accettare. Per definire meglio questo concetto, basti pensare che tendenzialmente, da sempre, l’essere umano è portato a vedere ciò che gli fa più comodo. Un meccanismo di autodifesa semplice, ma che funziona per tutto. Il punto è capire qual è il confine tra fantasia e realtà, tra allucinazioni e presenza, tra mente e occhio. In particolare, comprendere se è solo fantasia o se la realtà dei fatti è esattamente quella che l’occhio attento dei Fratelli D’Innocenzo ci mostra alternando sapientemente la macchina da presa e la macchina a mano.

Il pensiero dello spettatore è tenuto in costante movimento con ipotesi di ogni tipo; una tensione che diventa sempre più palpabile e presente con il passare dei minuti. Lo stesso vale per il protagonista della storia, come abbiamo accennato in precedenza nella recensione di America Latina. L’uomo non riesce a darsi pace, non ha idea di chi abbia portato la ragazza all’interno del suo seminterrato. Non sa perché si trovi lì e da quanto, e ha paura di scoprirne di più. Anche quando Massimo cerca di costruire un dialogo con quest’ultima, la giovane (non illudetevi di sentirne il nome) non glielo permette.

L’ambiguità

La mente può essere rumorosa, silenziosa e assordante: in America Latina è tutte e tre le cose, ma in tempi diversi. I registi sono riusciti nell’intento di rendere al meglio queste diverse sfaccettature e le conseguenze di tale ambiguità. Non solo attraverso i movimenti di macchina e primi e primissimi piani volti a catturare appieno il dolore e la paura di Elio Germano; anche tramite una fotografia cupa, le cui tonalità intense sfociano nel blu, verde e rosso nei momenti in cui la pazzia prende il sopravvento, che si presta bene al mix di generi.

Tutta questa tensione per cercare di capire cosa è successo introduce Massimo nel tunnel della pazzia. L’uomo è incastrato nella sua mente, e le persone attorno a lui iniziano a crederlo un folle. È qui che i registi riescono a mantenere l’attenzione dello spettatore: chi ha ragione? Chi vuole incastrare chi? È lui il pazzo o qualcuno vuole che gli altri pensino sia impazzito? È un gioco spietato quello dei Fratelli D’Innocenzo, fatto di suoni agghiaccianti, silenzi rimbombanti, inquadrature potenti, con movimenti di macchina lenti e precisi. Stilisticamente è un ottimo prodotto, anche se il ritmo rallentato dalle modalità di regia potrebbe incidere sull’interesse del pubblico a causa del generale appiattimento che ne consegue.

Lo abbiamo anticipato qualche riga più su: è chiaro che i due registi volessero dimostrare la loro bravura dietro la macchina da presa e che per questo si siano concentrati in modo particolare sugli aspetti tecnici. Ma non era necessario: il loro talento lo avevano dimostrato già con La terra dell’abbastanza nel 2018.

Perché vedere America Latina?

Chiudiamo la nostra recensione di America Latina consigliandovi di vedere il film per due motivi in particolare: la capacità di mostrare appieno le luci e le ombre del passato e del presente del personaggio principale. Tra l’altro, questo “gioco di opposizione” lo ritroviamo anche nella fotografia, con i suoi chiari e scuri; nei suoni con i silenzi e i rumori; e negli atteggiamenti incostanti di Massimo con gli altri. È tutto un susseguirsi di ambiguità e di disagi. Un meraviglioso modo di portarci nel mondo della psiche umana, quella tormentata e divisa tra ciò che è giusto o sbagliato fare; l’interpretazione di Elio Germano, che aumenta di intensità man mano che il fardello di Massimo Sisti diventa più pesante da supportare.

America Latina è al cinema da oggi, 13 gennaio 2022, distribuito da Vision Distribution. Ricordiamo che il film è stato presentato in anteprima mondiale al Festival di Venezia 78.

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