La minaccia di un asteroide in grado di obliterare la vita sulla Terra, nonostante venga a volte paventata come imminente da alcune testate giornalistiche, è spesso pensata come ad una possibilità remota, ai limiti del fantascientifico. Si tratta, però, di un evento invece possibile -e che in questo momento non saremmo pronti a fronteggiare. Ecco perché le più grandi agenzie spaziali al mondo, ESA e NASA, stanno lavorando al progetto congiunto AIDA (Asteroid Impact & Deflection Assestement) per stabilire se e come potremmo deviare la traiettoria di eventuali asteroidi.
Di questa missione le due agenzie, insieme all’italiana ASI, ne hanno parlato in occasione di un incontro tenutosi a Roma il 13 settembre, presso l’Aula Ottagona del Museo Nazionale Romano. Sono intervenuti, ognuno per il suo ambito, Patrick Michel (ESA), Ettore Perozzi (ESA e ASI), Paul Abell (NASA), Ian Carnelli (ESA), Mark Boslough (Università del New Mexico, in collegamento Skype) e Luca De Dominics (Accademia Italiana dei Videogiochi). L’incontro è stato condotto dal giornalista Andrea Bettini.
ESA e NASA uniti con AIDA contro gli asteroidi
L’iniziativa AIDA, il cui lancio è previsto per il 2020, è composta a sua volta altre due missioni: DART (Double Asteroid Redirect Test, della NASA) e HERA (chiamata come la dea greca del matrimonio e coordinata dall’ESA).
La prima, come suggerisce il nome (dart vuol dire anche ‘dardo’ in inglese), si occuperà di impattare contro un asteroide. La sonda infatti dovrebbe raggiungere nel settembre del 2022 il sistema binario Didymos, per poi schiantarsi contro il più piccolo dei due corpi (Didymoon) ad una velocità di circa 6.6 km/s.
HERA, invece, destinata a partire del 2024 e raggiungere gli asteroidi nel 2026, si occuperò di studiare la situazione post-impatto. La missione dell’ESA dovrà infatti valutare innanzitutto se DART è effettivamente riuscito a alterare l’orbita di Didymoon. Poi, dopo un cauto e lento avvicinamento, coadiuvato anche da due più piccoli e sacrificabili cubesat (mini-sonde dal peso di circa 1kg), HERA studierà anche il cratere lasciato dall’impatto, in modo da verificare i modelli scientifici a nostra disposizione.
Questi dati sono la chiave per capire se e come potremmo mai essere in grado di deviare un asteroide pericoloso diretto verso la Terra. Nei nostri laboratori non siamo infatti in grado di simulare in maniera realistica impatti così energetici, e nonostante l’esistenza di modelli fisici, questi devono essere validati con una prova sul campo.
I ‘segreti’ degli asteroidi
Gli asteroidi, anche se immaginati quasi sempre in questo modo, non sono in realtà di per sé una minaccia, anzi: sono infatti i testimoni del nostro sistema solare nella sua forma più primordiale. Se sulla Terra e altri pianeti i componenti formatisi ai tempi della loro creazione si sono ormai trasformati in altri composti, in questi corpi la composizione chimica è rimasta la stessa di miliardi di anni fa.
Probabilmente, inoltre, sono stati proprio asteroidi e comete a portare sul nostro pianeta acqua e materiale organico, almeno secondo un teoria illustrata da Patrick Michel nel corso della conferenza. Una teoria che possiamo verificare solo effettivamente andando su questi corpi e raccogliendo dei campioni, come hanno fatto le due missioni giapponesi Hayabusa e l’americana OSIRIS-REx.
Ma parlando invece del rischio di collisione, quanto è effettivamente probabile un evento del genere? Bisogna innanzitutto partire dal numero di asteroidi presenti nello spazio: nella regione tra Marte e Giove, dove sono concentrati a formare la ‘fascia principale‘, ne abbiamo contanti fino ad ora circa 800.000. Ne vengono però scoperti di nuovi praticamente ogni giorno, ad un ritmo di circa 2.000 all’anno.
Di questi “solo” circa 20.000 hanno un traiettoria tale per cui un giorno potrebbero incrociare l’orbita terrestre, con circa 864 all’interno di una lista di ‘osservati speciali’. Di questi, la maggior parte ha un diametro superiore al km, che può sembrare poco rispetto alle dimensioni del nostro pianeta, ma non lo è, per due ragioni: da una parte abbiamo l’enorme velocità di questi corpi, che li rende simili a dei proiettili. Dall’altra, i danni non sarebbero causati solo dall’impatto in sé: un’enorme quantità di polvere e detriti verrebbe alzata in cielo, cambiando in maniera estremamente repentina il clima sul nostro pianeta.
Nonostante i numeri, la probabilità di un effettivo impatto catastrofico rimane molto bassa: circa 1 su 100.000, secondo lo scienziato e divulgatore Ettore Perozzi. Estremamente bassa, ma ovviamente non nulla: rimane quindi fondamentale l’attività di monitoraggio, fatta ogni notte da osservatori in tutto il mondo, e di prevenzione, con progetti per deviare gli asteroidi tipo AIDA di NASA ed ESA.
Asteroidi e Pop Culture
In un breve intervento, volto anche un po’ a sdrammatizzare (stiamo in fondo parlando di disastri globali ed estinzione di massa) Luca De Dominicis, Presidente dell’Accademia Italiana Videogiochi, ha parlato dell’impatto, oltre che planetario, sulla cultura degli asteroidi, con ovviamente un particolare accento sui videogames.
A partire dal celebre Asteroids, precursore di un’era, passando per simulatori come “Rendezvouz: A Space Shuttle Simulator“, arrivando fino agli anni ’90 con Epic e Darker, il mondo dei videogiochi è sempre stato legato a quello dello spazio, esplorabile per quasi tutti solo attraverso questo mezzo di intrattenimento.
Un’altro aspetto, oltre a quello ‘romantico’, lega però il mondo astronautico a quello videoludico: le simulazioni. Nei videogames, infatti, la fisica del mondo reale viene simulata attraverso physics engine dedicati, con i quali vengono imposte delle regole ben precise che gli oggetti nel gioco devono rispettare. In questo modo è possibile simulare, con l’avanzare della tecnologia e dei modelli fisici creati dagli scienziati, il mondo reale in maniera sempre più fedele e in tempo reale, compresi fenomeni come i viaggi spaziali e gli impatti di asteroidi.
La prossima volta che giocherete ad un gioco legato allo spazio, quindi, prendetevi un momento per apprezzare come la fedeltà e il realismo derivino da un’effettivo studio della realtà. E magari un altro momento per sperare che gli asteroidi incontrati siano gli unici con cui avrete mai a che fare nella vostra vita. Per rassicurarsi, però, basta ricordare la frase detta da Paul Bell nel corso della conferenza di ieri: “Dinosaurs didn’t have space agencies. We do” (I dinosauri non avevano agenzie spaziali. Noi sì).
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