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Adios Muchachos: un noir senza eroi

Parliamo di un'uscita un po' datata, ma che ci ha ammaliato. Cuba dei ’90, un posto difficile dove vivere. Quantomeno per racimolare abbastanza soldi, se non sei di quelli ricchi di partenza. Quindi ti devi arrangiare; conoscere il terreno, identificare le opportunità e sfruttarle coi tuoi mezzi migliori. Come Alicia, giovane e bellissima, specializzata nel girare L’Avana in bicicletta e incontrare persone con modi poco ortodossi. Nello specifico Alicia è brava a rischiare di farsi investire da ricchi in macchina, che una volta soccorsa la porteranno a casa e, con la sua bravura d’attrice, finiranno per coprirla di soldi e mantenere lei e la madre per un po’ di tempo.
Solo che le cose non andranno sempre lisce. Il romanziere Daniel Chavarrìa, di cui il francese Matz  sceneggia Adios Muchachos con il disegno di Paolo Bacilieri, non sembra essere un fan dei piani che vanno esattamente come previsto, anzi sembra decisamente divertirsi a vedere variabili non previste che fanno saltare tutto. Un canovaccio da fratelli Coen che non mancherà di incasinare le faccende fino a risvolti impossibili da controllare.
Quando entra in gioco un piacente imprenditore americano, di quelle bellezze alla Delon, le cose cominciano a complicarsi. Quando entra in gioco la sua misteriosa moglie, ancora peggio. ‘Fratelli Coen’, abbiamo detto, e l’atmosfera è appunto quella: piani, personaggi sopra le righe, e ad un certo punto si passa dal cercare il colpaccio a cercare di uscirne vivi. Ovviamente non mancano i colpi di scena, le verità nascoste a fatica, i ribaltoni che le fanno tornare a galla, il gioco all’inganno fra tutti.
Certo, non troviamo eroi in quest’amorale graphic novel. Non c’è molto spazio per gli eroi, e neanche troppo per i personaggi a cui volere bene: servono soldi, prima di tutto. O, quando hai soldi, ti serve uscire dalla noia. E comunque vada raramente ti farai degli scrupoli. Gli altri sono lì per usarti, quindi ti conviene fregarli prima tu. Qualunque sia il tuo scopo, alla fine.
E c’è poco da dire in più sul lavoro pubblicato da senza tagliare il piacere di vedere cosa andrà storto, chi si metterà contro chi, chi ne uscirà con le ossa a posto e così via. Si può parlare bene, molto bene, del lavoro di Bacilieri, della sua colorazione che sa di fumetto d’antan, del suo creare vignette a volte silenziose e capaci di avvincere e di creare tutta una città, un piccolo mondo. Come un noir sgangherato e curato nei dettagli, che non manca di tenere col fiato sospeso.

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