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Looney Tunes Show: tra Sit-com e cartoon

Che succede, amico? Capita di volere essere un coniglio intelligente, arguto e spesso sottilmente sarcastico dalle insospettabili fortune, la battuta sempre pronta e un rapporto d’amore/odio/bromance (la parola di tendenza è questa) con il pennuto più insopportabile del pianeta. Aggiungiamo un vicinato pittoresco in cui l’immediato vicino di casa è un altro scarto della società con baffi più grandi della faccia, mettiamo nelle altre case una vecchina sorda con guerra fra animali domestici e una strega con bambino peloso, aggiungiamo un suino con giacca e farfallino come migliore amico e abbiamo una perfetta ricerca da sit-com. Sì, perché l’ultima fatica nel mondo che ruota attorno a Bugs Bunny, The Looney Tunes Show, è un curioso ibrido: una serie animata che catapulta un franchise famoso nella forma della situation comedy. Ve ne avevamo già parlato ma qui, in occasione della pubblicazione del DVD per l’edizione italiana, ve lo ribadiamo: è da vedere.
Perché? Principalmente per due ragioni: stupisce e diverte.Stupisce per la scelta fatta: se è vero che il connubio tra animazione e sit-com non è nuovo, è nuovo l’uso di un universo così conosciuto come quello di Bugs, Daffy, Yosemite Sam e compagnia. Ed è spesso adulto il mondo in cui si muovono: non nel senso di dovere mettere sesso&violenza, rendere tutto darker and edgier e così via, ma nella sottigliezza delle battute, dei riferimenti, della comicità americana a cui tutta la serie si rifà. Vedere Daffy Duck uscire di casa, ammirare lo scorcio di case dei vicini e tipica periferia americana e sentirlo declamare beato “Ahhh, the suburbia, fostering the illusion of success since 1950”*non ha prezzo, ma allo stesso tempo capisci che non vuole decisamente parlare ai bambini. Non solo almeno.
Delle sit-com, lo Show prende a man bassa una visione al vetriolo delle persone. Guardando il cast c’è spazio per la simpatia, ma non troppo per l’ammirazione di personaggi che in fin dei conti sono persone orribili. Bugs, innamorato di sé e terrorizzato dall’idea di una relazione(quando poi la spasimante, Lola, è sia psicopatica che estremamente volubile). E Daffy Duck è un papero narcisista, nullafacente e maligno al cui confronto quel nevrotico di buona volontà di Donald è, appunto, un buono-ma-incompreso. Yosemite Sam non è tanto da meglio, solo più rozzo del pennuto, e anche i personaggi più bonari sono fin troppo remissivi (vedi Porky Pig) o semplicemente sciroccati,come la coppia di gentilissimi roditori-qualcosa. Questo vuol dire personaggi che hanno sempre un piano, un sogno assurdo o un’idea malata che li porta a fare casino nelle vite degli altri; che sia la fissazione per una serie TV, il bisogno di cercare lavoro senza troppo sforzo, una cotta per il coniglio più affascinante del quartiere e così via. La vita non è mai noiosa nel vicinato dei Tunes, il gruppo di amici bisticcia perennemente e il divertimento è sempre in agguato.
Anche perché quello che non manca è la qualità dell’umorismo,che oscilla tra l’assurdità iperattiva tipica dei Looney Tunes e le battute argute (spesso in bocca agli scambi tra Daffy e Bugs, decisamente i Sandra e Raimondo della situazione), tra comico e commedia. Il ruolo da mattatore in questo caso lo ha Daffy,il cui ruolo principale è scatenare il caos attraverso i propri deliri: quando mette sotto torchio l’intero vicinato che sospetta di avere rubato il giornale della mattina (e lui non legge i giornali: li colleziona per farsi un carro da parata in cartapesta), quando fantastica di essere The Wizard re della propria dimensione, quando per spiegare l’amore a Porky imbastisce la magnifica canzone ‘Giant Robot Love’…
Ecco, un altro punto di spasso del Looney Tunes Show è sul lato musicale, dato che ogni puntata presenta due stacchi totalmente lontani dagli eventi: e se uno è l’eterna lotta del Coyote e del Roadrunner, questa volta in 3D, i videoclip dedicati ai vari personaggi sono esilaranti, citazionisti e ricchi di quell’umorismo assurdo e strabordante. Così  troviamo la celebrazione dell’amore tra Lola e Bugs, non esattamente paritario, oppure lo Skunk Funk del gran seduttore Pepe le Pew, Yosemite Sam in uno scatenato inno hard rock sulla sua rabbia montante; e chi non canterà a memoria “but you’re crazy crazy crazy, you make me wanna move to Bolivia” non ha cuore.
Insomma, guardatelo, approfittare del DVD, non lo perdete. Certo, qui abbiamo parlato della versione in originale perché si sa la fissazione con l’inglese; ma qualunque sia la lingua date una chance a questi bravi vicini.

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