Il primo volume di The Prism, edito da BAO Edizioni e uscito un paio di anni fa, ci aveva portati in un mondo futuro, minacciato da una catastrofica crisi ambientale. Non si tratta però di surriscaldamento globale o dell’aria che respiriamo: il problema, nel mondo immaginifico di The Prism, è l’inquinamento acustico, che prende la forma di crudeli macchie di fumo scuro nei mari e nei cieli denominate Smoke on the Water, solo il primo dei mille riferimenti di cui l’opera è piena.
La narrazione segue gli arditi eroi che tenteranno di porre un freno al problema e risolvere la situazione, cioè un gruppo dei migliori musicisti del mondo, che attraverseranno il Sistema Solare per registrare il più epico album della storia.
Vi abbiamo parlato del primo volume in sede di recensione e durante una lunga conversazione con l’autore, il poliedrico Matteo De Longis. Ora BAO ha pubblicato il secondo volume, Redshift. A Lucca Comics&Games 2023 abbiamo nuovamente avuto la possibilità di incontrare Matteo e parlare con lui di musica, fantascienza, geopolitica e molto altro.
The Prism: Redshift, la nostra chiacchierata con Matteo De Longis
Gabriele Bianchi (orgoglionerd): Ciao Matteo, è sempre un piacere rivederti! Noi ci siamo conosciuti due anni fa, quando è uscito il primo volume di Prism, che, ricordiamolo, è una pubblicazione lunghissima.
Matteo De Longis: Saranno sette volumi in tutto, tra il primo e il secondo sono passati 2 anni, ma sto ottimizzando sempre di più per ridurre progressivamente il tempo tra ogni uscita! Anche se più di tanto non posso comprimere il processo, trattandosi di libri da più di 180 pagine, a colori, che realizzo da solo come autore unico!
Questo mi dà l’opportunità di chiederti una curiosità, di cui parli anche nel making of che si trova in coda al secondo volume: quello che succede nel mondo mentre scrivi influenza tantissimo il tuo lavoro e qui credo si veda molto bene: il protagonista del volume è ukraino, quindi si parla di qualcosa di molto attuale…
Quando avevo iniziato a scrivere a grandi linee The PRISM, circa nel 2015, avevo immaginato in modo distopico un’invasione da parte della Russia, che era funzionale per la caratterizzazione di Dorian – il batterista della band – anche in relazione al colore che gli ho associato, il rosso, e al suo chakra di riferimento che è quello del legame con la terra, e quindi alla sua patria di origine. La guerra mi sembrava già allora un tema importante. Purtroppo alcune cose sono accadute davvero.
E tu ne hai tenuto conto.
Ovviamente è stato uno shock, mi sono fatto molte domande, ho cercato più informazioni… Ho iniziato a chiedermi se avrei potuto scrivere alcune cose o sarebbe stato meglio usare delle sfumature – visto che avevo già scritto alcune scene, che poi mi sono sembrate plausibili in modo inquietante. Alla fine ho deciso che mi sarei concentrato sulla caratterizzazione dei miei personaggi: la guerra è una cosa grande, terribile e volevo esplorare come influisce nella vita di ragazzi simili a me a vent’anni. La loro quotidianità e le loro aspirazioni (musicali) che si compromettono improvvisamente.
Dal punto di vista grafico, visivo, estetico l’ho trovato ancora più Evangelion del primo volume, anche per la questione a cui accennavi, dei chakra…
Sono affascinato da alcune speculazioni che mettono in parallelo alcune filosofie orientali con la fisica più “spinta”, per questo tra i vari livelli di lettura e temi ci sono anche i chakra. In The PRISM utilizzo questi elementi metafisici come componenti scientifiche, ma sia chiaro che ci sto giocando, perchè è fantascienza! È lo stesso modo con cui Evangelion giocava con gli elementi cabalistici e pseudoreligiosi. I chakra sono anche molto utili a codificare alcune caratteristiche dei personaggi della band, elementi già accennati nella loro presentazione del primo libro. Ci sono un sacco di fili disseminati da tirare! Divertitevi con me.
Il bilanciamento è sempre molto delicato fra la pura invenzione e il realismo di quello che può essere realistico. Questi viaggiano su un’astronave a forma di basso!
Però ci sono delle dinamiche verosimili e realistiche, è sempre un equilibrio fra gli input credibili per catturare l’attenzione e poi spingere il lettore verso le cose più assurde. È un approccio fantascientifico molto giapponese, non a caso una delle mie influenze evidenti è Evangelion.
Ti sei appoggiato ancora alla consulenza di Adrian Fartade?
Adrian è un amico un po’ sfuggente perché è sempre impegnato in un sacco di cose! Ho comunque i suoi libri, che consulto come se fossero testi sacri. È sempre uno dei personaggi di The PRISM, dove si dà da fare nel suo ruolo di “space roadie”.
Per i prossimi volumi hai già uno schema di come si svolgerà la storia, c’è anche una pagina con un itinerario.
Sì, in quarta di copertina sotto la sovracoperta c’è la mappa che si aggiorna di volta in volta, con i pianeti che si spostano e i segnalini delle missioni da compiere. È un viaggio con delle tappe prefissate, che seguono l’ordine di registrazione per l’incisione degli strumenti di un disco. Dopo il primo volume che considero introduttivo, in questo secondo atto seguiamo appunto la registrazione della batteria, che è sempre la cosa principale da registrare in studio. Mi piacciono molto le storie con strutture “prevedibili”, ad esempio le dodici fatiche di Ercole o le case dei Cavalieri dello Zodiaco… Il pubblico in parte sa cosa succederà, ma non sa esattamente come.
Anche da lettore ti dico che apprezzo, perché si crea quell’hype in cui posso già iniziare a farmi delle aspettative e poi vedere cosa succederà. Sappiamo chi sarà il protagonista del prossimo volume, ci sono tanti indizi, è anche un bel gioco per il lettore affezionato…
E a me piace molto nascondere indizi da decifrare. Vogliamo nominare ancora Evangelion? Rinominiamo ancora Evangelion!
Anche questo volume si conferma una miniera di citazioni…
Spero che non sia pesante e fastidioso!
No, no, anzi! Ne ho colte alcune di cui vorrei chiederti… ad esempio le aurore di Verdena… sono i Verdena?
Certo, sono i Verdena, che sono pure della mia città!
La cometa Encke, che nella storia genera vari problemi, è effettivamente la causa di periodici piogge di meteore su Mercurio…
Sì, esatto! Ovviamente la meteora vera genera frammenti molto più piccoli, ma nella storia mi serviva qualcosa che generasse il pericolo.
E poi gli Airacomet…
Che è la band di mio fratello: avevano creato la musica per il trailer del primo volume, adesso è uscito il trailer del secondo libro e ne stiamo preparando un altro, in cui trovare un’atmosfera più drammatica rispetto al precedente che invece è decisamente più batteristico. Mi piace poter chiedere direttamente a mio fratello una musica su misura, vorrei creare una vera e propria colonna sonora per The PRISM.
Ti faccio un’ultima domanda, per approfondire un altro tema che ho trovato interessante, quello delle inquadrature. Tu racconti che usi un software 3d per creare ambienti , come funziona?
Il software è Sketch-up, molto basico, non ricerco nessun particolare livello di rendering, mi interessa proprio costruire dei modelli… Divertendomi, tra l’altro, perché sembra di giocare con il Lego! È una cosa utile e pratica per avere una coerenza fra gli oggetti, come le astronavi, e per creare le scenografie ed è anche un aiuto dal punto di vista cinematografico di gestione della scena.
Ho dei piccoli fantocci che simulano i personaggi, che posso piazzare nell’ambiente e poi muovermi con la telecamera come se fosse un set cinematografico e scegliere le inquadrature. Anche la fase di progettazione – ho scoperto facendolo – è molto diversa dal semplice disegnare. L’idea parte da un bozzetto, ma quando ti trovi a costruirla devi poi confrontarla non solo con l’estetica ma anche con la funzionalità e l’ingombro.
Per esempio, sull’astronave White Duke ogni modulo ha un suo spazio e un suo scopo, e siccome il grosso delle scene si svolge negli interni, questi devono essere coerenti, le cose ci devono stare dentro davvero. È un modo creativo per misurarsi con delle problematiche realistiche, quasi ingegneristiche, e per me è molto stimolante.
- De Longis, Matteo (Autore)
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