Ehi, c'è nessuno? La scrivania pare vuota, ne approfitto per a mettermi al posto di Jacopo e Monica e vi racconto qualcosa della Cina. Voi non ditegli però chi ha sparpagliato le loro mappe e i loro appunti!
Come forse già saprete, e se non lo sapete, sapevatelo qui, il 18 agosto partiremo per un nuovo viaggio destinazione Pechino. Oggi però non voglio parlarvi dell'itinerario di per sé, ma di tutte quelle cose meravigliose e sorprendenti che possono capitare in Cina e in particolare nella capitale cinese.
Vi premetto che a viaggiare con me, si è in una botte di ferro: parlo mandarino e ho vissuto nella metropoli per vari mesi, quindi so perfettamente che la maggior parte della gente non parlerà mandarino. La cosa che capita più spesso infatti è che tassisti, ristoratori, venditori eccetera si esprimano con il loro dialetto di origine, quindi è molto divertente chiacchierare o meglio, negoziare con il commerciante di turno, che puntualmente inizierà a urlare perché l'assioma è sempre quello del “più parli forte più il concetto sarà chiaro”.
Infatti in Cina, come in molti altri luoghi del mondo, c'è una profonda cultura della contrattazione. Dunque anche se non si parla cinese, la prima cosa da imparare a dire quindi sarà 太贵了, taì guì le (si pronuncia tai guei l'), che vuol dire “Costa troppo!” perché a prescindere dal prezzo, è quasi un rituale aprire così la trattativa. Da lì in poi, starà all'abilità e alla pazienza di ognuna delle controparti riuscire a smuovere il prezzo, in un tiro alla fune che di solito si vince per sfinimento e abbandono del nemico.
Ho nominato i tassisti anche, perché siamo gente chic che si muove comoda, vero? No, in realtà il sistema di mezzi pubblici tra bus e metropolitane (ci sono 22 linee e 370 stazioni, solo della metro) è piuttosto intenso e capillare, oltre che economico; tuttavia, molto spesso le distanze sono tali per cui è necessario muoversi in taxi e le tariffe aiutano molto nella scelta di questo agio. Questo però non aiuta affatto l'ambiente e la lotta allo smog purtroppo; per tal ragione, almeno in giornata, è sempre meglio scegliere la rete pubblica di trasporti.
Il traffico inoltre è anch'esso un'esperienza degna di nota, quasi mistica: la confusione stradale quotidiana è difficilmente descrivibile se non ci si è mai imbattuti prima. Disordine e caos regnano sovrani, con macchine, motorini, biciclette, carretti che brulicano e intasano le arterie delle città, rendendo il percorso molto accidentato per gli indifesi pedoni.
Armati di pazienza e un po' di aggressività, bisogna da subito a destreggiarsi tra un semaforo e l'altro; è fondamentale sapere che la svolta a destra è sempre consentita, dunque non c'è mai un momento in cui ci si possa sentire tranquilli ad attraversare la strada.
Tranquilli ora?!
Non preoccupatevi però, per strada e nei luoghi più “turistici” una cosa comune e divertente è quella di diventare soggetto fotografico. Sì perché Pechino è meta turistica soprattutto per visitatori cinesi, che si recano per la prima volta nella metropoli e magari nella loro vita non hanno mai incontrato un occidentale, perciò spesso si diventa interessanti tanto quanto la Città Proibita o il Tempio del Cielo. Abituatevi a sentire soprattutto bambini che vi additano e urlano “LAOWAI” (straniero) e vi corrono incontro. Ne consegue un notevole boost del proprio ego, che non fa mai male al morale!
A parte lo shopping e i book fotografici, ci sono naturalmente momenti più seri e profondi da sperimentare. Da programma, visiteremo luoghi tradizionali come la Città Proibita, la Grande Muraglia e molti templi. Oltre a essere anche lì ottimi oggetti di foto insieme a noi, i templi si trovano immersi in enormi parchi; dei polmoni verdi all'interno della frenesia cittadina, di cui rimane solo un ricordo con la skyline in lontananza. Dentro a queste oasi di natura, sembra di vivere in una realtà parallela e pacifica, intrisa di fascino e spiritualità, dove delirio, smog, rumore non trovano spazio.
Ce n'è per tutti i gusti insomma, non vi resta che preparare la valigia!
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…Monica! Non trovo più la scatola dei biscotti, l’hai presa tu?