Se provate a cercare “il re dei fumetti” su Google, la risposta è una sola: Jack Kirby. Ha creato decine di personaggi, da Capitan America agli X-Men e ha ispirato centinaia di disegnatori e autori con il suo stile iconico. Una leggenda. Che Tom Scioli racconta nel fumetto Jack Kirby – La Vera Vita del Re dei Comics, edito in Italia da Rizzoli Lizard, che vi raccontiamo in questa nostra recensione.
La nostra recensione di Jack Kirby, la vera vita del re dei comics
Come sintentizzare la vita di un Maestro, di quelli che è impossibile non scrivere con la “M” maiuscola? Tom Scioli, che dopo aver lavorato a personaggi di Kirby come i Fantastici Quattro sembra sentire una relazione diretta con l’autore, sembra aver trovato una risposta all’apparenza semplice. Bisogna farlo con il suo stile.
Tanto che aprendo l’edizione di Jack Kirby – La vera vita del re dei comics che Rizzoli Lizard ci ha spedito per questa spedizione, ci sembrava di immergersi in una raccolta di vecchi fumetti della Golden Age. Progredendo nella storia, in maniera quasi impercettibile in questo romanzo senza capitoli, lo stile arrivava all’epoca dell’esplosione creativa di Kirby e Stan Lee alla Marvel. Resta lo stesso eppure si ammoderna in tecniche e scelte registiche, come se evolvesse con Kirby. Che invece Scioli disegna sempre allo stesso modo, rendendo solo più bianchi i suoi capelli: come se restasse eternamente giovane nella sua irrefrenabile immaginazione.
Non solo la storia di questa Leggenda dei fumetti incarna lo stile e il look dell’epoca, con l’editore che ha fatto un ottimo lavoro nel ricreare anche la sensazione della carta di una vecchia raccolta a fumetti. Ma Scioli sceglie di scrivere in prima persona, rendendo Kirby sia il protagonista che l’Io narrante. Per farci sentire parte di questo racconto che dura per buona parte del Novecento.
Un’epopea per un Eterno dei fumetti
Scioli ha puntato su riquadri gialli per avere il suo Kirby narrare le vicende del libro dalla sua nascita alla sua morte, senza interruzioni. Un flusso di coscienza continuo, con i dialoghi che spesso sintetizzano in una scena quanto l’Io narrante stava già spiegando. A partire dalla gioventù ribelle di Kirby nel ghetto di New York, fatta di violenza ma entusiasmo, come la storia di origine di uno dei tanti supereroi che creerà da adulto.
Il risultato di avere la voce del re dei fumetti nell’orecchio è quello di avere una storia che sembra davvero raccontata da un Kirby che sta bevendo un caffè al nostro stesso tavolo, chiacchierando nella maniera più amabile della sua vita. Questo rende meno pesante il fatto che, ogni qualvolta ci sia un episodio “contestato”, la voce della ragione sia sempre quella di Kirby.
Ci sono solo due eccezioni a questa narrazione personale: quando, colorando diversamente le didascalia, per due pagine la storia diventa quella della moglie Roz, più avanti quando Kirby torna in Marvel, parla Stan Lee. Ma in entrambi i casi sembra più un inciso rapido che un tentativo di raccontare questa storia da un altro punto di vista.
Storia del fumetto
Questo punto di vista totalizzante semplifica moltissimo anche le varie “diatribe” del mondo del fumetto, che hanno visto Kirby protagonista più di una volta. Scioli decide di leggere anche l’infanzia di Kirby e persino le sue missioni in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale come una spiegazione del genio di Kirby sulla tavola da disegno e nel creare storie.
Le vicende editoriali diventano quindi il punto centrale di questo romanzo grafico. Ma Scioli fa un ottimo lavoro nel renderle interessanti. Quando vediamo il giovane Kirby lavorare con Will Eisner percepiamo come il genio fumettistico non conosca generi o stili, quando vediamo Kirby ringraziare Siegel e Shuster per aver creato Superman e “avermi dato un lavoro”, vediamo il lato più umile del re dei fumetti.
Ma un grande impatto sulla vita di Kirby lo hanno senza dubbio le due grande case editrici per cui lavora: Marvel e DC. Seguiamo prima il sodalizio dell’autore americano con Joe Simon alla Timely (vecchio nome della Marvel), dove inventano fra gli altri personaggi Capitan America, che prende a pugni Hitler quando ancora non andava di moda essere così apertamente anti-nazisti negli USA.
Poi lo vediamo in DC a reinventare polizieschi e horror a fumetti, a lanciare il primo titolo romantico del mondo dei comics, a dare nuova vita a Freccia Verde. Ma è quando torna nella Casa delle Idee di Marvel che le cose si fanno più controverse.
Il rapporto complicato con Stan Lee
Quando torna in Marvel, Stanley Lieber, che aveva lasciato come assistente di produzione, aveva cambiato nome in Stan Lee ed era diventato l’Editor in Chief di Marvel. Kirby gli presenta la vagonata di idee che ha pronte per il lancio ed il successo è strabiliante. I Fantastici Quattro, Thor, Hulk, Iron Man, gli X-Men. E poi Black Panther, Galactus, i Vendicatori, gli Inumani. Scioli spiega che anche Spider–Man era nato da un concetto di Kirby, pur ammettendo che l’identità e lo stile di Peter Parker sono tutti nati dal genio di Steve Ditko.
Per come la racconta il romanzo di Scioli di cui stiamo facendo la recensione, tutte queste idee erano nate dal solo genio di Jack Kirby. Con Stan Lee che si limitava a scrivere i dialoghi, mentre le storie erano tutte creazioni di Kirby. Non sappiamo se questo punto di vista corrisponda alla realtà. Ma sappiamo che il contributo di Kirby alla storia di Marvel era certamente maggiore di quello accreditatogli nei primi anni in Marvel.
Tutti questi personaggi sono creazioni di Stan Lee e Jack Kirby, con alcuni che il disegnatore avrebbe partorito da solo, come Silver Sulfer. Noi abbiamo quindi visto in questa storia raccontata da Scioli il punto di vista di Kirby, che sentendosi derubato del credito che gli spetta finisce per sminuire il contributo di Stan Lee.
Come farà, una volta passato in DC, mettendo una parodia di Stan Lee in Mister Miracle. Oltre a dimostrare con Quarto Mondo e i suoi Nuovi Dei di essere un artista completo e brillante. Tanto che quando negli Settanta tornerà in Marvel continuerà a esplorare divinità e spazio con Gli Eterni e l’adattamento di 2001: Odissea nello Spazio.
Recensione di Jack Kirby, la vera vita del re dei comics: un pezzo di storia a fumetti
Fino agli ultimi giorni della vita di Jack Kirby, Tom Scioli racconta del suo enorme talento, che ci ha tenuto incollati al romanzo durante questa recensione. Non solo a fumetti ma anche nelle strisce, passando all’animazione (dove finalmente lo trattano per il Maestro che è). Nel raccontare l’insoddisfazione per il merito non riconosciuto, Scioli non dimentica mai di mostrare il grande orgoglio di Kirby per le sue opere, per l’impatto che la sua fantasia aveva sul mondo.
Tanto che quando arriva la morte del disegnatore più grande di tutti i tempi, ne fa vedere l’impatto. Come quando riporta un pezzo del discorso di Frank Miller, che sintetizza cosa significa Kirby per il mondo dei fumetti. Quel periodo splendido dove eroi nascevano ogni mese, “Io la chiamo l’Era Jack Kirby del fumetti. Dicendo questo, non intendo mancare di rispetto allo straordinario contributo di Stan Lee, Steve Ditko e molti altri. Siamo in debito anche verso di loro. Ma è stato Jack Kirby a definire lo stile e il metodo che ogni disegnatore dopo di lui avrebbe adottato. C’è un “prima di Kirby” e un “dopo Kirby”. Un’era non assomiglia affatto all’altra. Il Re è morto. Non c’è nessuno che ne erediterà il titolo. Non vedremo più nessuno come lui“.
E con una carrellata di immagini, Scioli fa vedere Robert Downey Jr. nei panni di Iron Man e Black Panther nominato all’Oscar, insieme a tutti gli altri momenti che dimostra che l’impatto di Kirby resta enorme anni dopo la sua scomparsa. Questo libro non vuole essere un’opera storiografica, ma un tributo al re dei fumetti: il genio irrefrenabile che ha dato ai fumettisti un esempio, e a noi un mondo pieno di eroi.
Potete trovare Jack Kirby – La Vera Vita del Re dei Comics sul sito di Rizzoli Lizard.
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