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Silvio Camboni: le avventure disneyane tra Francia e Italia

Abbiamo intervistato il celebre disegnatore in occasione del suo ritorno a Lucca

Il numero 3493 di Topolino, il primo dopo Lucca Comics & Games 2022 (e presentato in anteprima proprio alla fiera toscana) è uno di quelli speciali. Al suo interno infatti si trova una storia davvero unica, che recupera uno dei classici di questo mondo e unisce due firme di altissimo livello come Francesco Artibani e Silvio Camboni. Proprio con quest’ultimo abbiamo avuto occasione di chiacchierare, per parlare di come il mondo Disney sia vissuto in Francia e come sia stato tornare su Topolino. Anche se lui, come vedremo, non sente di essersene mai andato.

Silvio Camboni e Francesco Artibani ci riportano a Verdemare

L’occasione di questo ritorno è appunto la nuova storia che apre il numero 3493 del magazine: Topolino e il prigioniero di Verdemare. Un’avventura che affonda le radici nella storia del fumetto disneyano come ricorda Alex Bertani nel suo editoriale di apertura, ponendosi come una sorta di sequel (comunque fruibile a tutti i lettori) di Topolino e la scarpa magica di Floyd Gottfredson, leggenda del settore.

Questa storia ci porta in un mondo mistico, abitato da folletti con poteri speciali e creature bizzarre, tutto nascosto dietro i pozzi dei desideri sparsi in giro per il mondo. Il regno è in crisi e toccherà ancora una volta a Topolino e Pippo salvare la situazione, scontrandosi con un nemico assolutamente temibile in un racconto pieno di colpi di scena.

Ed è sicuramente un piacere ritrovare ai disegni Silvio Camboni, grande artista che lavora da tempo a cavallo delle Alpi. Le storie che ha realizzato in Francia per Glénat con i testi di Denis-Pierre Filippi sono diventati un caso editoriale celebratissimo. Al punto che Panini Comics ha già riportato in Italia sia Mickey e l’oceano perduto che Mickey e la Terra degli Antichi in due edizioni davvero di pregio.

Con lui abbiamo discusso nelle frenetiche ore di Lucca Comics & Games 2022 proprio di come sia disegnare i personaggi della Banda Disney da una parte e dall’altra del confine, ma anche di come funzioni il lavoro del disegnatore e della splendida variant cover che ha realizzato proprio per l’edizione speciale di Topolino per la fiera.

Quattro chiacchiere tra pagine e confini

Eccoci quindi qui senza indugi, pronti a riportarvi la nostra intervista con Silvio Camboni, partendo proprio dalla storia che ha disegnato per Topolino in edicola in questi giorni…

Nel numero di questa settimana è avvenuto il tuo ritorno ufficiale sulle pagine del “Topo”. Ti è mancato in questi anni?

Ho avuto occasione più di una volta ultimamente di rispondere a questa domanda e c’è una cosa che non mi quadra. Nel senso che io non sono mai andato via dal Topo. Effettivamente l’ultima storia – ho controllato proprio a seguito di questa domanda che veniva ripetuta – è uscita nel 2016 quindi alla fine non è neanche tantissimo. Nel frattempo poi io ho fatto un sacco di roba, quindi non ho neanche la sensazione di essermi assentato. Però certo è che è stato bello che sia stato enfatizzato questo ritorno, quindi prendiamolo per il verso giusto.

Mi piace molto soprattutto essere qua a Lucca, ospite di Panini e ospite di Topolino. Perché questo sì, mancava da tanto tempo. Dall’ultima volta che ho fatto Lucca sono passati trent’anni. Non venivo, non perché non volessi ma perché ero spesso in Francia, dove ho il mio pubblico, i miei lettori. Poi negli ultimi anni fortunatamente Panini ha deciso di pubblicare le mie opere francesi, sia i due Mickey sia Il viaggio straordinario e in più c’è questa cosa del ritorno in grande stile su Topolino, per cui questo è proprio l’anno giusto per tornare a Lucca.  In questo senso sì sono molto contento anche per aver riabbracciato un sacco di amici che effettivamente non vedevo da un po’ di tempo.

silvio camboni lucca comics games 2022

Tra le iniziative legate a Lucca c’è una specialissima variant dedicata alla storia che hai disegnato. Ci sono state diverse versioni preparatorie di quella copertina o è nata nella tua mente già così?

È nata così. Tieni conto che siamo dei professionisti, per cui a questo punto della mia carriera, non c’è più l’idea di fare tredici cose per tirarne fuori una. Hai un’idea abbastanza precisa e sai anche che la tecnica di cui disponi è in grado di portarti fino al compimento di questo progetto, quindi l’avevo immaginata in questo modo.

Sapevamo che sarebbe dovuta essere una doppia che andava ad abbracciare tutta la rivista, quindi dall’inizio l’ho pensata con quasi due soggetti diversi che poi si completavano. Quindi ci sono i due personaggi nella copertina principale ma poi il panorama prosegue dall’altra parte e c’è la sorpresa: c’è il castello e c’è l’Enfield, una creatura fantastica che poi è anche nella storia. Quindi l’ho pensata così e l’ho realizzata esattamente come l’avevo in mente. Abbiamo poi condiviso i primi schizzi con Andrea Freccero, che è l’art director di Topolino, con Alex Bertani, che è il direttore. Tutti hanno detto che andava bene per cui siamo partiti.

Topolino ha un formato molto caratteristico come magazine. Come cambia il tuo approccio in relazione ai vari formati, considerato anche il tuo stile di disegno, spesso ricco di dettagli?

Ne tieni conto, ovviamente. Se devi lavorare su un grande formato sai che hai tutto quello spazio lo gestisci, sapendolo. Anche avere tanto spazio può essere un’arma a doppio taglio perché magari metti troppa roba e non si capisce più nulla. Bisogna invece stare attenti, gestire lo spazio e far sì che il lettore non si perda in tanti dettagli magari ininfluenti per la storia.

Come faccio quel ragionamento quando lavoro sul grande formato, al contrario ragiono sul piccolo. È vero che ora sono più spesso sul grande formato, ma ho un po’ di esperienza anche sulle pagine di Topolino per cui ho dovuto solo mettere insieme queste due anime. Ancora una volta poi con la tecnica, con l’esperienza ti regoli e sai cosa devi fare. Ci sono tanti piccoli inghippi, tante piccole trappole alle quali bisogna sfuggire, però con un po’ di allenamento ci si può riuscire. 

silvio camboni lucca comics games 2022

Oltre alla tua storia di questa settimana, Panini Comics nell’ultimo anno ha pubblicato anche le celebratissime storie che hai pubblicato in Francia. Come cambiano i mondi Disney tra i due Paesi?

Allora c’è una differenza a monte. La Francia e l’Italia pur essendo molto vicine come cultura sul tema specifico dei fumetti hanno grosse differenze. Intanto perché il mercato francese è molto più grande, in termini numerici e in termini di lettori. È più grande in termini di editori, come quantità di editori, di lettori, di autori e come qualità delle proposte che vengono presentate. Ora non so dirti quanti titoli ogni anno vengano pubblicati in Francia, ma sono svariate migliaia, un numero impressionante che noi in Italia non abbiamo. C’è quindi una vivacità, un interesse, un’attenzione che da noi manca. Questa è una prima differenza strutturale che investe tutti gli albi, i libri che vengono pubblicati.

Anche in ambito Disney la differenza è grande, perché in Italia c’è una tradizione di disneyanità sia nei lettori che negli autori. Non c’è da vergognarsi a dire nel dire che gli autori italiani Disney siano a oggi i migliori al mondo e questo da molto tempo. E di conseguenza anche il lettore Disney italiano è più formato, la considera una lettura adulta, nonostante siano un prodotto sostanzialmente per i giovani. Noi però siamo stati abituati da quando eravamo piccoli a leggerli, i nostri genitori li leggevano e noi adesso diventati genitori, zii, babbi, mamme continuiamo a leggerli con piacere.

Questo amore a tutto tondo per la produzione Disney in Francia non c’è. Loro avendo questo mercato enorme, avendo tante offerte considerano Disney per quello che secondo loro è, cioè una piccola parte molto specifica e dedicata ai bambini. Niente di più di questo. Poi ovviamente ci sono gli appassionati, però numericamente non sono rilevanti. Questa è la differenza molto grande.

Tant’è che quando sono usciti questi libri, queste graphic novel – non solo le mie anche quelle dei miei colleghi… Io li ho letti i commenti su Internet, sui forum, anche le recensioni ufficiali dei vari siti e tutti all’inizio erano stupiti. Leggevi spesso frasi tipo “Questo non è il Disney per bambini a cui eravamo abituati”.

silvio camboni lucca comics games 2022

A me faceva un po’ strano perché non ho mai pensato a Disney come una roba esclusivamente per  bambini. Adesso anche loro hanno capito questa cosa, cioè che Topolino, Pippo sono personaggi universali che possono raccontare e vivere avventure straordinarie più impegnative di quelle semplici che loro pensavano fossero l’unica cosa possibile. Per cui diciamo che questo tipo di collezione che Glénat ha deciso di portare avanti ha anche contribuito a cambiare un pochino il gusto dei nostri cugini francesi e far loro apprezzare Disney in maniera un pochino più matura.

Proprio sui personaggi. Nell’Oceano Perduto c’è una particolarità, non completamente inedita, ma è almeno inusuale: per una gran parte della storia Pietro Gambadilegno è alleato di Topolino. Da disegnatore quanto questo ha cambiato il modo di rappresentarlo? 

Beh, questo fa parte della personalità di Pietro Gambadilegno alla fine. Lui è un cattivo per modo di dire nel senso che è sì cattivo, ma anche un po’ cialtrone. Lui e Topolino hanno un rapporto di odio e amore, di rispetto reciproco pur sapendo i ruoli diversi che hanno. In questa particolare storia – senza anticipare troppo per chi non l’ha letta – c’è un momento in cui c’è una svolta particolare e il mondo viene ribaltato. In questo ribaltamento di mondo anche i ruoli vengono ribaltati perché per necessità c’è bisogno di allearsi in qualche misura e Gambadilegno e Topolino si alleano per un breve periodo per poi tornare nella reciproca diffidenza che è logico che ci sia fra due personaggi di questo tipo. Ci sta nell’economia di quella storia, secondo me.

C’è stato un momento di sguardi che mi ha ricordato tantissimo Topolino e il fiume del tempo, storia di Francesco Artibani e Tito Faraci…

Sì, disegnata da Corrado Mastantuono.

Proprio lei. E proprio a proposito di Francesco Artibani, come è stato il vostro rapporto lavorativo per questa nuova storia nel numero appena uscito?

Io e Francesco siamo amici da trent’anni, per cui ci conosciamo molto bene, ci stimiamo a vicenda, ci vogliamo molto bene e ci piace molto lavorare assieme. Per questa storia, ma anche per quelle che verranno – perché abbiamo in programma di farne delle altre, che potrebbero diventare una piccola collezione o un volume – è stato molto divertente. Noi ci divertiamo molto a lavorare insieme.

Condividiamo tutto dall’inizio. Quando lui stava scrivendo la storia ne parlavamo e mettevamo insieme le idee. Gli ho dato qualche suggerimento e lui l’ha accolto e così poi abbiamo fatto anche per la parte di disegno. Io gli mandavo tutti gli storyboard e gli schizzi e lui rideva e chiacchieravamo: “Sì questo funziona, questo fa molto ridere, questo è bello…”. Davvero un modo di lavorare che a me piace molto e che rende il flusso di lavoro – che resta flusso di lavoro chiaramente – più morbido, più fluido e più piacevole. Adoro lavorare con Francesco e spero che i lettori poi si rendano conto del piacere che noi abbiamo provato a scriverla e disegnarla.

Io personalmente l’ho percepito, confermo. Ultima domanda: cosa c’è in cantiere per il futuro, oltre eventualmente a queste storie con Francesco Artibani?

Beh per Topolino solo questo fondamentalmente, perché di più non si potrà fare. Il mestiere del disegnatore porta via del tempo e quindi non ne ho molto a disposizione. La realizzazione delle tavole è complessa e fisicamente serve tempo per realizzarle.

Continuo però i miei progetti in Francia. Proseguo la serie Il Viaggio Straordinario che adesso sta pubblicando Panini in Italia. Ora siamo in pari. In Francia abbiamo pubblicato fino al nono capitolo e in Italia sono uscite le prime tre trilogie, appunto, in un’edizione peraltro molto bella. Questo continuerà. Io adesso sono sul dieci e arriveremo almeno fino al dodici, poi vedremo.

In più è uscito fresco fresco il primo libro di una nuova serie, sempre con Glénat sempre con Denis-Pierre Filippi ai testi, che si intitola Prima Spatia ed è una serie di fantascienza, a modo nostro. Diversa da quello che magari siamo abituati a vedere. Essendo un primo libro ed essendo uscito da pochi giorni, non sappiamo niente di cosa deciderà di fare il pubblico. Se l’amerà o la detesterà, se sarà un piccolo successo oppure no.

Noi speriamo naturalmente che lo sia perché Il viaggio straordinario è un piccolo successo. La serie in Francia nei suoi nove libri è arrivata a quasi 300.000 copie quindi va molto bene. Se fossimo in un ambito di questo tipo noi saremmo molto contenti e come sempre l’ultimo figlio è quello a cui sei più affezionato, perché speri che cresca bene.

Non ci resta che chiudere augurandoci anche noi che Prima Spatia e tutti i futuri lavori di Silvio Camboni siano dei grandi successi e ringraziando lui e Panini Comics per la disponibilità.

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Gabriele Bianchi

Lettore, giocatore, conoscitore di cose. Storico di formazione, insegnante di professione, divulgatore per indole. Cercatelo in fiera: è quello con la cravatta.

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