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La startup che vuole (ri)portare un reattore nucleare nello spazio

L’energia nucleare, per motivi di sicurezza e legislativi, non è mai stata particolarmente popolare per le missioni spaziali. Una start-up, Atomos Space, sta però lavorando per cambiare le cose e sfruttare questa fonte di energia per un dispositivo orbitale. Proviamo a capire come pensano di riuscirci e quali rischi ci potrebbero essere.

Atomos Space e la fissione nucleare spaziale

L’energia nucleare da fissione è una rarità nello spazio. Moltissimi satelliti si basano su batterie e pannelli solari. Giusto alcuni rover e sonde per lo spazio profondo hanno una batteria atomica alimentata a plutonio. Sono però passati decenni, con l’ultima volta nel 1965, dal primo e unico lancio da parte degli USA di un vero e proprio reattore a fissione, chiamato SNAP-10.

Atomos Space, nata nel 2017, vuole interrompere questa pausa. Il suo piano è quello di portare un reattore a bassa potenza (100W) in orbita. Si chiamerebbe Neutrino Space Nuclear Pathfinder e, secondo la startup, gli ostacoli per la sua realizzazione sono più burocratici che tecnologici.

Pro e contro

I vantaggi del nucleare in un contesto come lo spazio sono chiari. Nonostante la luce solare sia infatti abbondante, le celle fotovoltaiche richiedono un illuminazione diretta e forte per funzionare. In contesti come lo spazio profondo e l’esplorazione interplanetaria, ci sono molte situazioni dove il nucleare potrebbe fornire comunque l’energia necessaria anche in assenza di luce solare. Senza poi contare che un reattore nucleare è più compatto dei pannelli solari, permettendo di dedicare più spazio a strumenti scientifici e altri sistemi utili alla missione.

Atomos Space Kosmos 954
Kosmos 954

Il contro è però altrettanto evidente. Sparare nello spazio materiale radioattivo ha dei rischi maggiori rispetto ad altre fonti di energia. Rischi per le sonde, rischi per l’ambiente in caso di esplosione del vettore durante il lancio, ma anche rischi quando la sonda deve essere decomissionata e fatta schiantare al suolo. Proprio un incidente di questo tipo, nel 1978, che porto alla caduta di materiale radiattivo dal satellite Kosmos 954 sul Canada, porto la Russia a interrompere il lancio di reattori nucleari nello spazio.

La possibile soluzione

La soluzione proposta da Lucas Beveridge, ingegnere nucleare senior per Atomos Space, punta a separare i carichi di materiale radioattivo. Dividendo l’uranio debolmente arricchito in due parti, da tenere separate durante il volo o da caricare addirittura su due razzi diversi, si potrebbe evitare l’interazione tra le componenti radioattive durante il lancio, anche in caso di malfunzionamenti ed esplosioni. Il reattore sarebbe poi messo assieme solo una volta che tutti i materiali necessari sono nello spazio.

Secondo Beveridge, questo approccio elimina “ogni possibile rischio“. Inoltre, potrebbe permettere all’azienda di aggirare le regolazioni che limitano il lancio di reattori nello spazio. Separando le componenti, infatti, in nessun momento la start-up starebbe lanciando un reattore completo.

Non sappiamo se questa scappatoia legale sia effettivamente vera o se la start-up stia veramente eliminando “ogni possibile rischio”, visto che ad esempio non è chiaro come il satellite verrebbe decomissionato in sicurezza. La startup comunque non pianifica un lancio prima di almeno quattro-cinque anni, quindi c’é ancora un po’ di tempo per capire meglio se la cosa è possibile e sicura.

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Giovanni Natalini

Ingegnere Elettronico prestato a tempo indeterminato alla comunicazione. Mi entusiasmo facilmente e mi interessa un po' di tutto: scienza, tecnologia, ma anche fumetti, podcast, meme, Youtube e videogiochi.

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