Mercoledì 1 giugno 2022 è entrata ufficialmente in vigore la dibattuta sentenza della Corte Costituzionale sul doppio cognome. La decisione, che elimina l’automatismo per cui al nascituro viene attribuito il cognome del padre, prevede infatti che ora, a meno di un accordo tra i due genitori, siano invece attribuiti entrambi i cognomi. Proviamo a capire come si traduce tutto questo in termini pratici.
Il funzionamento del doppio cognome
Come anticipato, la sentenza, le cui conseguenze potete leggere direttamente nel comunicato emesso dalla Corte, determina l’incostituzionalità dell’automatismo dell’attribuzione del cognome paterno. In un aspetto importante e identitario come il cognome, infatti, questo meccanismo non riconosce “l’eguaglianza e la pari dignità dei genitori“. L’incostituzionalità si estende non solo all’attribuzione alla nascita, ma anche a quella prevista in caso di matrimonio e adozione.
Cosa rimane al suo posto? Da adesso in poi il cognome dovrà essere composto dal quello di entrambi i genitori, quindi il cosiddetto doppio cognome, una realtà già comune in paesi come la Spagna. La sentenza prevede comunque la possibilità per i genitori di accordarsi e scegliere solo uno dei due cognomi, quindi teoricamente anche solo quello materno.
Trattandosi di una decisione costituzionale in termini di attribuzione, la sentenza non riguarda retroattivamente tutti i cittadini italiani, ma solo coloro a cui deve essere attributo un cognome (quindi, tendenzialmente, nascituri e persone adottate).
Senza legge
La sentenza emessa modifica già la legislatura corrente, ma si tratta di un’intervento limitato, come tutti quelli possibili attraverso sentenze costituzionali. La stessa Corte ha invitato quindi il Parlamento ha mobilitarsi per definire una nuova legislazione a riguardo dell’attribuzione del cognome.
La nuova legge, se mai arriverà, aiuterà magari a definire casi specifici e procedure semplificate, ma dovrà comunque muoversi attraverso i paletti segnati dalla Corte. Non si potrà quindi tornare all’automatismo del cognome paterno anche volendo, in quanto dichiarato come incostituzionale.
L’invito tocca poi due punti importanti: il potenziale meccanismo moltiplicatore e il cognome di fratelli e sorelle. Nel secondo caso, semplicemente la corte chiede di prevedere la scelta del cognome sia in qualche modo vincolante per tutti i figli della coppia in questione, in modo da tutelare il senso di identità familiare tra fratelli e sorelle.
Per il primo, che è stato uno scenario paventato da molte persone all’annuncio della sentenza, la corte chiede di prevedere una meccanismo per evitare che, nelle generazioni successivi, i doppi cognomi diventino tripli, quadrupli, etc etc… Il punto, secondo la Corte, è evitare una situazione che sarebbe lesiva per la stessa funzione identitaria del cognome. Il suggerimento è quindi quello di prevedere che il genitore titolare di un doppio cognome ne scelga solo uno dei due per l’attribuzione.
Queste regole, se e quando arriveranno, definiranno in maniera precisa le regole sull’attribuzione del cognome. A prescindere, però, con questa decisione si è sicuramente fatto un altro passo nell’evoluzione del concetto di famiglia, sempre meno patriarcale e sempre più basata sui principi di uguaglianza e parità di genere.
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