Come ogni anno siamo giunti all’8 marzo con mimose, frasi dolci, auguri e pizzate in nome della sorellanza femminile. Tendiamo a chiamare questo giorno “Festa della donna“. In realtà sarebbe più corretto dire che oggi si celebra la Giornata internazionale della donna, una ricorrenza che dovrebbe ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora vittime in ogni parte del mondo. Non si tratta di una festa quanto di un momento di riflessione, ed questo che faremo oggi insieme.
Una giornata per tirare le somme
Certo, abbiamo fatto passi avanti rispetto alla nascita della Festa della donna, ma di strada da fare ce n’è ancora molta. L’impegno di attivisti e attiviste di tutto mondo hanno portato maggiore consapevolezza sulla parità di genere, mettendo in moto un lento meccanismo di ribellione. Aziende e governi di molti paesi hanno cercato di allinearsi alle richieste di fette sempre più grandi della popolazione.
L’impegno di ciascuno è essenziale, ma è dall’alto che vorremo vedere una presa di posizione più decisa, specie nel settore dell’intrattenimento. Infatti, il cinema, la musica, la moda hanno grande influenza sull’opinione pubblica ed è lì che ci aspettiamo una maggiore apertura, una nuova direzione. Si tratta di un campo in grado di ispirare l’ideale e accarezzare l’immaginazione e sogni del grande pubblico, con una forza senza rivali. Una presa di posizione è sempre un grande aiuto. Ogni cambiamento e apertura è sempre passato per gli schermi e le radio, che sono specchio della realtà e veicolo di idee.
Nell’intrattenimento forse è il cinema a risentirne di più. Da sempre concepito come un “lavoro da businessman” il mondo delle pellicole è sempre stato dominato da maschi (per lo più bianchi ed etero). Le donne si sono introdotte come attrici, inizialmente dal ruolo secondario e subordinato, prendendo poi sempre più spazio sotto i riflettori. Ora non ci stupisce (e per fortuna, diremmo) vedere attrici interpretare ruoli centrali, di spessore, portando in scena nuovi schemi e paradigmi. Le attrici stanno guadagnando sempre più influenza, seppur con tutti i limiti e gli ostacoli che una donna incontra quando si mette in gioco.
Le donne nel Cinema
Il problema però persiste dietro le quinte. Qui le donne ancora non trovano spazio, soprattutto nei ruoli più importanti. Basti pensare agli Oscar. Certo, esiste una categoria dedicata alle attrici donne, ma risulta che da quando furono distribuite le prime statuette d’oro nel 1929, gli Oscar hanno nominato i registi circa 500 diversi film. Tra tutte queste pellicole, solo dieci di loro sono state dirette da donne. Inoltre, tra tutti i registi e squadre di regia che si sono portati a casa il trofeo, solo DUE donne sono state premiate. Il regista sembra ancora un lavoro per soli uomini.
Nel 2020 ci eravamo illusi di essere giunti alla svolta, felici che “Il 18% dei 250 film che hanno sbancato al botteghino sono diretti da donne”. Ma il numero è tornato a calare.
Quest’anno a fare il record è Jane Campion che grazie alla candidatura all’Oscar 2022, è la prima regista donna a vantare due nomination alla carriera nella categoria miglior regista. Rimane però una delle pochissime donne ad essere arrivata a questa vetta. Viene da chiedersi: perché non vengono scelte più donne? Non ci sono registe al mondo?
Lo scarica barile delle colpe
Non siamo i primi a porci la domanda. La verità è che in questi casi non c’è una risposta semplice, unica e risolutiva. Quando si cerca di interrogarsi su tematiche come questa, ci si inciampa in un circolo vizioso in cui la colpa, o meglio la motivazione, rimbalza di mano in mano e non si giunge mai ad una conclusione. Viene spontaneo pensare che forse ci sono meno donne a dedicarsi alla regia. Ma anche questa non è una risposta soddisfacente: perché la popolazione femminile non aspira a diventare regista?
Forse perché gli investitori non si fidano nelle donne, almeno questo sembra suggerire una ricerca della rivista Fortune del 2015, da cui emerge che le donne che iniziano la loro carriera nel videomaking, girando corti e piccole produzioni, fatichino a passare alla direzione di lungometraggi, il motivo sembrerebbe essere la mancanza di fiducia degli investitori e dei produttori. Che continuano a preferire un uomo a una donna. Si tratta di un report ormai datato in effetti, ma le cose non sono cambiate tantissimo.
Esiste una motivazione quindi?
I ruoli più importanti, al cinema come in azienda, sono ancora difficili da raggiungere per il sesso femminile a causa di motivazione antiquate e false credenze smentite, ma ancora fortemente radicate. Le donne non sembrano adatte a lavori di spessore a causa del temperamento instabile e volubile, della troppa sensibilità che le rende poco scaltre negli affari, delle maternità che le distolgono dal lavoro. Non solo, la società sembra avere deciso anche le aspirazioni delle donne che, a quanto pare, dovrebbero desiderare di essere angeli del focolare, bombe sexy per il proprio uomo, intelligenti ma non al punto da sovrastare il partner, gentili, remissive e ubbidienti. In poche parole, se nasci femmina dovresti lasciarti modellare dallo sguardo e dal desiderio maschile.
Viene forse da pensare che le donne dietro le quinte, a dare ordini e prendere decisioni, non piacciono. Non si possono guardare, non sono lì, pronte a farsi ammirare nella loro bellezza standardizzata, non sono rassicuranti e materne. No, sono spaventose, perché gestiscono budget da diversi zeri, impartiscono lezioni ai collaboratori uomini, sono piene di impegni e non si dedicano alla casa. Magari trascurano i figli, se ne fanno. A volte si dedicano alla carriera e dimenticano la cura delle bellezza, lasciano da parte le ambizioni romantiche. Diventano come gli uomini e questo al patriarcato non piace. Sarebbe sbagliato dire che non vanno a genio solo agli uomini, perché anche molte donne sono maschiliste e alleate poco valide, perché all’educazione patriarcale nessuno è immune.
Qualche passo avanti
Possiamo dunque dire che per le donne è difficile diventare registe, ma non perché manchino voglia e ambizione, ma a causa di ostacoli, ideali e stereotipi che rendono faticoso, e spesso fallimentare, il percorso. Scaricando le colpe sempre più a monte, innescando una catena difficile da spezzare. Ma deve essere spezzata, dall’alto. Gli Oscar sono un’istituzione di grande rilievo con il potere di innescare un cambiamento. La speranza è che sempre più donne vengano candidate e vincano premi e riconoscimenti, perché solo così il mercato cinematografico riuscirà a dare più fiducia alle donne registe, ma non solo. Ogni vincitrice diventa un prezioso modello a cui aspirare per le nuove generazioni. Inoltre, ogni vittoria crea un precedente, dimostra che anche il sesso femminile alla regia ci sa fare e spacca, è una prova inconfutabile di talento e successo.
Delle 10 Nomination Oscar femminili alla Regia, 9 sono dell’ultimo decennio e sono tre anni che almeno una regista riesce a entrare nella cinquina. Una testimonianza che qualcosa sta cambiando, ma non deve essere un motivo per sedersi sugli allori, anzi uno sprone a migliorare ancora.
Un’apertura, seppure piccola, può essere preziosa e anzi utilissima per fare strada a tutte coloro che non hanno abbastanza risonanza per farsi sentire. La Giornata internazionale della donna dovrebbe aiutarci a riflettere sulle discriminazioni, più o meno evidenti, che tutti i giorni si ripercuotono sulla popolazione femminile. Bisognerebbe capire che la fonte del problema ha radici ben profonde in ognuno di noi. Così, tra una frase di auguri e il profumo di una mimosa, vi invitiamo a supportare le donne, oggi e sempre.
Trattenetevi dal giudizio un po’ acido sull’abbigliamento di quella, o sul carattere “da mestruata” di quell’altra, siate buoni alleati e alleate. C’è bisogno di unione per superare gli ostacoli della discriminazione di genere. Fate questo come regalo ad ogni donna.
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