Terzo appuntamento in compagnia di Willy Guasti di Zoosparkle per prepararci al nostro viaggio in Sri Lanka. Dopo geologia e fauna è arrivato il momento di un approfondimento sugli elefanti. Vai Willy!
Con il suo naso fuso al labbro superiore e dotato di 150.000 muscoli (la proboscide, per intendersi) l’elefante non è di certo un animale che passa inosservato. Sempre nel caso vi fossero sfuggite le dimensioni.
Questo singolare mammifero (per la precisione la specie asiatica, Elephas maximus) è uno dei simboli più famosi dello Sri Lanka; quest’isola ha la più alta densità di elefanti nel continente, ma quel che rende davvero speciale la popolazione degli elefanti dello Sri Lanka è la sua diversità genetica dalle altre popolazioni di elefanti asiatici, tanto da esser stata riconosciuta come sottospecie distinta, col nome di Elephas maximus maximus. E, come se non bastasse, è la sottospecie nominale. Facciamo un attimo chiarezza per capire di cosa stiamo parlando esattamente..
Dunque, come sapete gli animali (e gli organismi in genere) hanno una classificazione in ordini, famiglie, ecc; il nome scientifico è fatto da due termini, ovvero il genere (Elephas, in questo caso) e la specie (maximus). E mi raccomando, la specie va sempre minuscola. Come? Chiedete perché? Perché è la regola, Linneo ha stabilito così fin dal nel 1735. E siccome il modo di classificare gli organismi attualmente in uso lo ha inventato lui, non si può far altro che seguirne la regole.
Comunque, torniamo a noi; se una popolazione di una certa specie viene scoperta essere distinta dalle altre per vari caratteri (genetici, comportamentali, morfologici, ecc), si può proporre di istituire una sottospecie. Il nome della sottospecie va anch’esso in minuscolo e si scrive dopo il nome della specie; nel caso del nostro elefante asiatico dello Sri Lanka, la sottospecie è di nuovo maximus, perché essendo la cosiddetta sottospecie nominale (lo accennavo prima) nel suo caso si ripete il termine. Ma che significa davvero? Significa che quando Linneo ha classificato col suo criterio binominale l’elefante (era il 1758 ed allora Linneo non distinse gli elefanti asiatici da quelli africani, per lui erano tutti elefanti e basta) gli esemplari originariamente descritti derivavano proprio dalla popolazione dello Sri Lanka. Successivamente, quando sono state riconosciute altre sottospecie di elefanti asiatici si è istituito il nome Elephas maximus maximus per indicare la popolazione originariamente descritta (dalla quale le altre divergono).
Attualmente di sottospecie viventi ce ne sono altre 3; la prima fu riconosciuta, 40 anni dopo il “battesimo” di Linneo, da Cuvier, considerato il fondatore della Paleontologia e dell’Anatomia comparata. Il primo elefante ad essere classificato dalla scienza era un elefante asiatico che veniva dal Sri Lanka.
O meglio, così credeva Linneo! Nel 2013 si è infatti scoperto che il feto su cui il naturalista svedese fece tanto affidamento era in realtà di elefante africano, ma ormai il nome è rimasto. Dei campioni che aveva a disposizione per descrivere la specie, il feto fu ritenuto il più importante; l’esemplare utilizzato per descrivere una nuova specie è chiamato in gergo tecnico “olotipo”. Erano parte del materiale a disposizione di Linneo anche alcuni denti e uno scheletro descritto dallo studioso John Ray nel 1664 a Firenze.
E’ stato proposto da Enrico Cappellini dell’Università di Firenze (uno degli autori della scoperta della natura africana dell’elefantino di Linneo) di considerare questo scheletro, di provenienza sicuramente asiatica, come il nuovo esemplare originario su cui basare la descrizione della specie, vista la non più validità dell’olotipo (nel gergo tecnico, si definisce questo scheletro un “lectotipo”). Non c’è garanzia però che questo scheletro venga effettivamente dallo Sri Lanka, anche se sappiamo che quando era vivo fu un regalo alla famiglia reale olandese da parte della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, negli anni ’30 del ‘600; il che potrebbe anche voler dire, forse era davvero dello Sri Lanka. Chissà…
Ad ogni modo, l’elefante fu chiamato Hansken e addirittura Rembrandt lo ritrasse in uno schizzo. La bestiola comunque col tempo divenne un ingombro ingestibile e fu venduto ad un uomo che gli insegnò qualche trucco e lo fece viaggiare per farci qualche soldo con le sue esibizioni. Hansken, dopo un tour in Europa, morì il 9 Novembre 1655 a Firenze, dove ancora oggi si trova; fa bella mostra di sé nel salone degli scheletri de La Specola, il Museo di Zoologia di Firenze.
L’Elephas maximus maximus è la più grande tra le sottospecie di elefante asiatico, i cui antenati discesero probabilmente dall’India in un periodo in cui era geograficamente possibile arrivare in Sri Lanka.
Difficile rendere l’idea di quanto gli elefanti siano importanti per le popolazioni umane dell’isola: per circa 5000 anni sono stati allevati e utilizzati come bestie da soma e per partecipare alle cerimonie religiose; la più famosa è la festa buddhista che si tiene da oltre 200 anni a Kandy (città che sta più o meno nel centro dell’isola) tra Luglio e Agosto, in cui anche più di un centinaio di elefanti vengono addobbati riccamente, in una processione sfarzosa (accompagnata da danzatori) che sfila di notte per le vie della città. La festa è diventata uno dei simboli dello Sri Lanka, che ogni anno attira moltissimi visitatori. Il culto dell’elefante in Sri Lanka è antico e ben radicato, (fa parte anche dei segni dello zodiaco singalese).
Da secoli e secoli, ogni anno da Luglio a inizio Novembre, in occasione della stagione secca, ricorre il fenomeno noto come “The Gathering” (“il raduno”. Vi aspettavate che scrivessi “l’Adunanza”, eh nerdoni?), in cui gli elefanti si radunano nel Minneriya National Park (situato nel centro-nord), in occasione del ritiro delle acque nel bacino della riserva; le acque in retrocessione espongono piante acquatiche molto apprezzate dagli elefanti, i quali convergono qui da tutte le zone circostanti, formando un gigantesco branco in cui gli animali si nutrono, socializzano e fanno frequenti bagni rinfrescanti. Oltre 300 elefanti arrivano dalle province centro-settentrionali dell’isola, in un evento davvero spettacolare. Più che una vera e propria migrazione, è un’adunata annuale di elefanti in occasione del più grande party in piscina che ci sia.
Nel Kaudulla National Park, 200 km a Nord-Est della capitale vivono circa 2 centinaia di elefanti, riuniti spesso in branchi di dimensioni spettacolari. Il miglior momento per vederli è tra Agosto e Settembre, quando iniziano a radunarsi per raggiungere il Minneriya National Park.
Un turismo sostenibile e rispettoso degli animali selvatici può essere una grande opportunità per la salvaguardia e la conoscenza di queste meravigliose creature, che, come diceva il conservazionista britannico Mark Shand: “Possono sopravvivere solo se la foresta sopravvive”.
Testi di Willy Guasti
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