La diversità è sempre stata uno dei principali fili conduttori della “narrativa ad immagini” nella storia della letteratura a fumetti. È apparsa in tutte le sue più disparate sfaccettature: siano esse materialmente più evidenti o celate agli occhi del lettore. Persone con idee diverse, razze con origini e cultura talmente opposte che da anni si combattono senza ricordarsene i motivi. Anime intrappolate in corpi dal genere sbagliato o semplicemente uomini e donne che alla nascita hanno ottenuto fattezze diverse da quelle che solitamente si ricevono alla lotteria genetica della vita. Tutti diversi aspetti di uno stesso astratto concetto di diversità che diventa realmente tangibile solamente nel momento in cui desta l’attenzione della maggioranza che non la possiede. Che, impaurita da ciò che non conosce, spesso la etichetta come sbagliata o pericolosa e da li impara ad averne paura. Ma questa etichetta con cui classifichiamo altri esponenti della nostra stessa specie, non ci appartiene dalla nascita. Esperienze, famiglia, amori e ferite la disegnano una pennellata dopo l’altra, definendola e concretizzandola dal momento in cui apriamo gli occhi sul mondo.
Questo è ciò che possiamo trovare nascosto tre le pagine di Saga. Fumetto, scritto da Brian K. Vaughan e disegnato da Fiona Staples che sta scalando le classifiche americane (e non solo) risultando tra i migliori albi di genere fantasy-fantascientifico di sempre. Come molti sapranno, la storia è ambientata durante la guerra tra il pianeta Landfall e la sua luna, Wreath. Il primo è abitato da una società umanoide, alata, altamente tecnologica. L’altro da umanoidi dalle identiche fattezze, se non per l’assenza di ali e la presenza di corna, che basano la loro società sull’utilizzo della magia. In questo clima, la piccola Hazel insieme alla madre, Alana, soldato della milizia di Landfall, e al padre Marko, fante di Wreath, è costretta a scappare per l’universo alla ricerca di un luogo sicuro, non raggiungibile dagli assassini al soldo delle due fazioni.
La trama, apparentemente basata sulla fuga della famiglia e la difficoltà di mantenerla unita, dà però un interessante spunto per osservare le differenti prospettive che definiscono ciò che identifichiamo come diverso. Quello di Saga è infatti un universo composto da specie viventi delle più disparate fattezze, molte delle quali umanoidi altre fatte di animali senzienti, tutti con una loro specifica cultura e lingua, in grado di comunicare e potenzialmente praticare l’amore fisico tra loro. In sostanza un unico grande mondo cosmopolita delle grandezze, però, dell’universo intero. La guerra tra corna ed ali che lo tormenta è ormai stata appaltata anche a pianeti lontani ed indossa le vesti di una lotta alla supremazia tra le due differenti specie. La nascita della piccola Hazel, come frutto dell’amore di entità così inconciliabili, mina gravemente i presupposti di una guerra nata da motivazioni dimenticate da generazioni, ora nutrita solo dall’odio tra le due specie. Anni di sangue versato, persone care perdute e giovani vite stroncate, per poi scoprire di aver combattuto esponenti della stessa specie. Appartenenti semplicemente ad una razza cresciuta in un ambiente diverso. Una guerra in sostanza, che i soldati in prima linea combattono solo a causa di un’intolleranza ereditaria.
Questa guerra fumettistica non risulta però particolarmente diversa da quelle reali. Probabilmente anche per mascherarne le implicazioni economiche, quasi tutte le guerre, reali o ideologiche, sono nate nutrendosi di arcaiche paure. E per tutta la durata hanno continuato a motivare i propri soldati con le stesse motivazioni che l’hanno creata: difendere la propria cultura, possedimenti e retaggio dall’invasione di un qualcosa di abominevolmente estraneo venuto appositamente per distruggerlo. Le culture si scontrano per gli stessi motivi per cui lo fanno le persone, non per diversità ma per similarità. Un soldato combatte l’altro perché in lui può vedere un invasore o un assassino, così come il soldato avversario lo fa per gli stessi motivi. Dimenticando che apparteniamo ad un’unica specie interfeconda, senza reali distinzioni di razze se non quelle che creiamo. Come succede in Saga.
Da ciò nasce una semplice riflessione, su come a volte potremmo non essere obbiettivi nel giudicare qualcosa che non ci appartiene strettamente. Troppo spesso abbiamo costruiamo la nostra opinione su fatti, culture o persone diversi da noi, e che non conosciamo, basandoci unicamente su informazioni raccolte da esponenti del nostro stesso “gruppo culturale”. Siano essi genitori, conoscenti o sconosciuti passati per caso. E’ normale, è parte del nostro essere. E’ questo l’unico strumento di difesa fornitoci dalla natura: la raccolta di informazioni. Bisogna prestare attenzione però all’obbiettività di ciò che raccogliamo, ai trascorsi, alla storia personale di chi li narra, per evitare pregiudizi giustamente o ingiustamente tramandati da generazioni. Ed ancora una volta il fumetto ci aiuta in questo.
Grazie a Saga, abbiamo la possibilità di osservare come in realtà siano gli umani stessi a creare, concretizzare e farsi influenzare da un concetto astratto come quello di diversità. Un bambino non nasce con la paura di ciò che non conosce, la impara, nel corso della vita su insegnamento del mondo con cui si confronta. Aliena in un mondo di alieni, Hazel, è costretta a vivere insieme agli emarginati, sconosciuti, estranei, che non hanno trovato posto in un universo dominato dal conflitto tra le due specie. Dandoci la possibilità di crescere insieme a lei, assimilando la diversità non più come un inconscio sinonimo di pericolo, ma come la possibilità di scoprire ed assimilare realtà nuove, affrontando il mondo con il proprio personalissimo bagaglio d’informazioni.
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