È sera tarda e ti ritrovi davanti al computer a muovere a caso il mouse alla ricerca di un nuovo manga a cui dedicare il tuo tempo. Lo trovi dopo averlo fatto passare per una spietata selezione e ti chiedi se sia disponibile in Italia. La risposta è negativa, e allora decidi di venir meno ai tuoi principi morali e inizi a divorartelo in rete. E così succede che pian piano scopri un nuovo mondo , rivalutando uno sport che hai sempre etichettato “poco cool” o “per ciccioni”. Pian piano comprendi la tua stupidità.
Ecco, questo è quello che ipoteticamente succederebbe in un incontro tra un lettore e il manga Hinomaru-Zumou, spokon pubblicato da Shounen Jump Weekly, che ha come sport protagonista il sumo.
Un piccolo (per statura) studente, Ushio Hinomaru, entra nello sgangherato club di sumo della Oodachi High School. In un mondo dove “grande” e “pesante” sono due must, lui punta a diventare il miglior lottatore di tutto il Giappone e aggiudicarsi il titolo di Yokozuna. Da allora partirà la sua (e dei suoi compagni) scalata alle classifiche nazionali per affermarsi in un mondo dove l’apparenza sembra pesare più della sostanza.
Con questo classico incipit l’autore Kawada affronta la sua prima serializzazione proponendo un’opera basata sullo sport nazionale giapponese: una scelta originale e allo stesso tempo rischiosa. Proporre un prodotto su di uno sport in declino e non popolare poteva risultare controproducente ma una storia semplice unita a tavole di un ottimo stile, una profonda caratterizzazione dei personaggi seguita da combattimenti duri, diretti e carichi di pathos, ne hanno fatto un ottimo manga a tema sportivo in grado di scuotere anche i giudizi dei più inclementi.
Storia, rispetto, onore, disciplina, forza e coraggio.
Su questi elementi si fonda il manga, non andando a distorcere l’essenza di questo sport, ma affondando le mani nel cuore pulsante della disciplina. Uno sport che è ben più di una semplice competizione: una lotta fisica, sudante e crudele, fatta di faticosi allenamenti e scontri dai colpi tonanti, che si trascende fino ad abbandonare le proprie spoglie mortali e diventare una sorta di rituale divino.
Tra queste pagine si fa un salto in una delle più antiche pagine della cultura giapponese imparando a vedere il sumo come uno sport non solo dalle tinte esotiche, ma anche onorevole e spettacolare, riuscendo ad avere una visione più ampia della sua incredibile storia e disciplina.
Il sumo ha difatti origine antichissime, risalenti al VI secolo d.C. dove nasce dai resti di riti religiosi scintoisti e preghiere per raccolti abbondanti. Ruvido in principio va affinandosi nelle regole fino ad arrivare all’essenza odierna: una lotta corpo a corpo dove due sfidanti si affrontando con l’unico scopo di atterrare o estromettere l’avversario dalla zona di combattimento, detta dohyo.
I due rikishi (nome dei lottatori) non possono portare nulla all’interno del campo di battaglia e indossano come unico indumento il mawashi, un particolare perizoma, solo oggetto a cui i combattenti possono ricorrere per far leva sull’avversario.
In base alle loro capacità e forza sono disposti in una graduatoria, detta banzuke, dove sulla cima sta lo Yokozuna, il campione assoluto, simbolo di potenza e guida morale per tutti coloro sotto di lui. Agguantato il titolo di Yokozuna il lottatore abbandona il suo stato è diventa quasi simile a una semi-divinità scintoista, in grado di incarnare l’ideale del lottatore di sumo ed essere il modello a cui fare riferimento. Non potrà mai retrocedere dal suo rango e abbandonerà la sua carica solo dopo il ritiro.
È una disciplina che incarna in se molti dei valori più nobili a cui l’uomo ha sempre aspirato, ma purtroppo va perdendo piede. La preoccupazione odierna degli esperti è che oltre allo sport svanisca anche la tradizionale cultura che lo permea.
La conclusione è che, seppur questo sport mostri oggigiorno alcuni lati negativi, in sé ha un cuore purissimo e una cultura antica che è doveroso almeno conoscere. Che lo facciate attraverso le pagine di un manga, con una ricerca su internet o grazie a libri del settore non ha importanza.
N.B. il peso di un lottatore non è determinato solo da grasso. Sotto tutto il morbido adipe si trovano muscoli forgiati per essere duri come roccia e a resistere ad ogni tipo di urto. In un individuo normale, allenato, la percentuale di grasso varia tra il 12% e il 15%, mentre nei lottatori di sumo è circa del 11%.
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