Rogue One, senza spoiler e con il cuore in mano. Dopo i classici Guerre Stellari la nostra fantasia ha viaggiato in lungo e in largo per la galassia. Epici combattimenti, esplosioni, momenti di speranza, viaggi mentali sui protagonisti di Star Wars e per anni, decine di anni, abbiamo cercato quelle emozioni extra al di fuori della nostra mente. Un film, un fumetto, un videogame che ci facesse vedere quello che volevamo, avevamo bisogno solo di quello.
Magari senza tutti quegli spiegoni, ormai le cose le sapevamo, noi volevamo solo essere travolti. Qualcuno aveva compreso questo bisogno, qualcuno aveva cominciato a sfornare tonnellate di storie assurde e epiche rasenti il meraviglioso con l’universo espanso.
Uno spazio caldo e sicuro dove i protagonisti potevano sperimentare storie differenti da quelle classiche, osare verso lo spionaggio, il noir, l’avventura, perfino il dramma. Ma non era la stessa cosa, non era lo stesso dei film e non era di certo come nella nostra fantasia. Poi Rogue One.
Rogue One è tutto ciò che un fan di Star Wars desidera, pura pornografia Nerd. Non è fine, non è ricercato, non è intriso di quell’aura espositiva che amplia l’universo di Star Wars, Rogue One non vuole espandere un mondo, vuole lanciare uno sguardo più attento a quello che già esiste. Darth Vader in particolare.
Pensateci, nel primo Star Wars Lord Vader compare solo per 11 minuti, ma percepiamo comunque la sua enorme potenza, la costruzione del personaggio è così ben fatta che non era necessario avere tre prequel sul suo passato per percepirne la grandezza, apprezzato, ma non necessario.
In tutti i film Vader non mostra mai questa sua enorme forza, ma noi la volevamo. Avevo bisogno di vederla, di ammirare la sua grandiosità, di guardarlo dagli occhi di un ribelle impaurito e non dal balcone di un Jedi. Rogue One esiste con questo proposito. Rogue One è un film pratico dopo una serie di film religiosi, un film di guerra più che di fantascienza, senza campi mistici. Dove la “forza” è solo una fede e non un’arma che può fare la differenza. Forse è questo che mancava nelle pellicole, un diverso punto vista che non fosse quello dei cavalieri, dei grandi e potenti imperatori e di enormi guerrieri.
Un perfetto incastro ordito per compiacere i fan, che stupisce e osa molto più di Episodio VII proprio perché non ha quelle catene che sono “la filosofia di Star Wars” e “la magia dei Jedi”, non fraintendeteci, sono cose che amiamo e che rendono la saga ciò che è, ma la loro costante presenza non è assolutamente necessaria e Abrams lo aveva capito, aveva provato a spaziare in quella “normalità” con Finn, con gli occhi di uno qualunque, uno storm trooper, ma Abrams aveva anche degli obblighi, l’epicità e la fede, e si sente il loro peso nel Risveglio della Forza.
Edwards invece è più libero proprio perché deve mostrare meno. Rogue One non è filosofia, è una lezione di storia. Edwards non ha dogmi di fede interpretabili che lo opprimono, ha solo date e eventi e fra di esse può muovere i suoi protagonisti come vuole, proprio perché i suoi personaggi sono le comparse, quelli di sfondo, soldati che fino ad ora non hanno contato niente perchè lo spazio era tutto dei Jedi e dei loro amici. Rogue One è una incursione, una zoomata, nel nostro universo preferito, una storia semplice resa speciale da un fatto tutto nuovo per il pubblico: non darà inizio a una saga. Rogue One finisce, un film umano in un party di pellicole elfiche, magiche e infinite.
A volte la parola “fine” può essere un grande segno distintivo. Una semplice parola più legata ai personaggi dei quali narra la storia piuttosto che la storia stessa. Vader, Leia, Han, Chewbacca, loro non avranno mai fine, li vedremo per sempre e in ogni contesto, ma il cast di Rogue One no, la loro è arte effimera. Non meno grandiosa, solo più individuale.
Non è un film perfetto, ma è un film fatto con il cuore di un fan.
Andate a vedere Rogue One con gli occhi di un bambino, con rinnovata Speranza. Ricordatevi che la vostra non deve essere una pretesa, ma un desiderio. Ricordatevi quanto ardentemente desideravate scoprire di più dell’universo che amate e gustatevi il dolce sapore della parola “fine”, sempre più raro in questo mondo di saghe.
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Concordo su tutta la linea, queste sono le vere Guerre Stellari!
Devo dirti, mi sarebbe piaciuto vederlo così, ma a tratti non hai avuto la sensazione di trovarti davanti a un film non per i fan ma fan-made?
Complimenti per il tentativo eroico di salvare il salvabile… Noioso, non diverte mai e lascia una delusione grande come una Galassia per quello che poteva essere e invece non lo è stato. Solo ora capisco tutte quelle riprese commissionate dalla Disney per risollevare le sorti di un film che spreca tutto: in primis una protagonista insulsa e mediocre (forse in questo caso non si è sprecato niente…), un cast mandato al macello di una scrittura mediocre e sempre fuori sincrono. Intendiamoci: gli ultimi 20 minuti sono bellissimi… ma non bastano anzi… rinforzano solo la grande delusione per quello che poteva essere Rogue One.
Non potrei essere meno d’accordo di così. E’ come se avessimo visto due film diversi.
è più Star Wars questo film di quanto lo sia mai stato il VII
Ci vuole veramente coraggio a definire “pornografia nerd” questo film, a meno che non sia con accezione negativa. Purtroppo non è questo il caso.
Mai vista una cosa così brutta far parte dell’universo di Star Wars nemmeno dall’episodio VII, sicuramente acclamato dal signor Daccò nonostante fosse un evidente scopiazzatura dell’episodio IV. Se questa la chiamate critica… Ma forse vi basta che vi buttino lì un Darth Vader per raggiungere l’orgasmo (a proposito di pornografia). Mi chiedo se il buon “Direttore” fosse tra i severi detrattori della Minaccia Fantasma e di Jar Jar Bings che al confronto di queste piatte figure pareva raggiungere picchi eccellenza recitativa, sebbene immagine digitale. Sì, questo Rogue One è pura pornografia, vero stupro dell’opera di Lucas, grazie Disney!
Concordo con te Guglielmo, non ti curare del signor Gabriele Bianchi, ovviamente sostenitore del suo direttore. A certa gente sarebbe piaciuto anche “Alex L’Ariete” se fosse stato sottotitolato con “A Star Wars Story”. Viva L’onesta intellettuale!