L’immagine di un esercito di cloni devoti, micidiali, ordinati e potenzialmente di numero tendente all’infinito, hanno solleticato la fantasia di ogni buon appassionato di Star Wars. La clonazione ha sempre affascinato l’uomo. Se avessimo la possibilità di trovarci faccia a faccia con un nostro perfetto duplicato, difficilmente riusciremmo a mettere da parte la curiosità e rifiutare l’incontro, spinti dalle più incrollabili motivazioni scientifiche, o dal mero gusto di infrangere uno dei più invalicabili tabù.
Ma come potremmo creare un nostro bellissimo clone funzionante? Da quando vent’anni fa è nata Dolly, il duplicato perfetto di una pecora scozzese, la clonazione, anche per i grandi mammiferi, è diventata una certezza. Basta procurarsi un ovulo appena fecondato da cui estrarre il nucleo contenete il DNA del futuro embrione, impiantarvi dentro un altro nucleo precedentemente estratto da una qualunque cellula dell’individuo da clonare, ed impiantare il tutto in un utero sano, aspettando il proseguo naturale della gravidanza. Più semplice che cucinare una torta, facile come fotocopiare il disegnino di una pecora. Questa era una tecnica di manipolazione genica già perfettamente padroneggiata nel 1996 e destinata ad essere esponenzialmente migliorata già nel momento in cui il mondo ha messo gli occhi sulla piccola Dolly appena nata; tant’è che di lì a poco si cominciò a profetizzare la possibilità di una vera e propria corsa all’oro alla disperata conquista della clonazione umana. Ma perché ancora non si è sentito parlare di un clone umano? Perché ancora non ci sono persone urlanti con torce e forconi, che inneggiano all’abominio davanti ad un qualunque istituto scientifico?
Semplice, perché la clonazione umana è teoricamente realizzabile ma praticamente non lo è. O meglio, clonare un essere umano è tecnicamente possibile con la stessa metodologia utilizzata per Dolly e tanti altri animali dopo di lei, ma dato l’elevato numero di tentativi che bisognerebbe fare prima di ottenere un risultato soddisfacente, copiare gli esseri umani risulta essere un inutile e anti-etico spreco di risorse.
Infatti, per quanto lo sviluppo iniziale dell’embrione in tutti i mammiferi sia molto simile, essi differiscono tra loro per le tempistiche di attivazione e per il cocktail di proteine contenute nell’ovulo che concorrono a creare l’embrione. Essendo queste caratteristiche diverse per ciascuna specie, potranno essere determinate precisamente solo mediante numerosi esperimenti. Basti pensare che prima di ottenere Dolly, il team di studio scozzese aveva già alle spalle 277 tentativi fallimentari di embrioni di pecora semi-sviluppati o nati con malformazioni che sono stati “sacrificati” in nome del progresso scientifico. Un'ulteriore prova la diedero, in seguito, gli studi sulla clonazione dei topi: geneticamente più simili all’uomo, erano considerati praticamente impossibili da clonare, data la velocità del loro sviluppo embrionale iniziale e la struttura delle proteine che era necessario alterare per permettere l’inserimento di un nucleo esterno.
Dopo i più svariati test, gli scienziati riuscirono nell’impresa, clonandone con successo un discreto numero, mostrando che tutti gli organismi potevano essere clonati, ma dimostrando sempre più chiaramente l’inattuabilità di questo processo per l’uomo. Per riuscire a creare una copia di topo con una discreta percentuale di successo era stato necessario, infatti, lasciarsi alle spalle una scia di centinaia di “defunti” tra embrioni nati morti o con tremende malformazioni. Ciò è dovuto a errori che, naturalmente, sorgono nello sviluppare un nuovo organismo utilizzando il DNA di una sola persona (più soggetto a errori genetici rispetto a quello di una coppia madre-padre). Il mondo scientifico era quindi pronto a fare la stessa cosa con embrioni umani? A sperimentare e sbagliare fino ad ottenere un successo? No, eticamente non è accettabile sacrificare così tante potenziali vite per la scienza.
Presumibilmente la clonazione umana non sarà attuata, ma la ricerca e la sperimentazione fatte fino ad ora sono state più che mai utili. Oltre ad aver dimostrato gli elevati livelli di manipolazione genica che siamo in grado di raggiungere, questi studi sono divenuti fondamentali per la ricerca sulle staminali, cioè quelle cellule in rapida divisione, ancora non differenziate, di cui sono composti gli embrioni nei loro primi stadi di sviluppo. Proprio per questa loro capacità di trasformarsi in una qualunque cellula del corpo e per il loro rapido proliferare, le staminali sono considerate il futuro della ricerca sulle malattie geniche e sulla rigenerazione dei tessuti danneggiati. Infatti si stanno sempre più studiando e sviluppando pratiche come la clonazione terapeutica, che consistono nel clonare le cellule di individui con gravi malattie geniche sfruttando la stessa metodologia utilizzata per Dolly, senza però impiantare la cellula fecondata in riproduzione nell’utero. Si stoppa così lo sviluppo dell’ovulo fecondato al precocissimo stato di ammasso di cellule staminali non differenziate, evitando i conseguenti problemi legati allo sviluppo. Si prelevano poi queste staminali clonate e si utilizzano per rigenerare i tessuti malati. Per semplificare, si tratta di una sorta di clonazione a metà, si clonano solamente le cellule di un individuo senza trasformarle in un reale essere vivente per poterle sfruttare nei modi più svariati.
In sostanza quindi, per quanto sia stuzzicante l’idea di poter incontrare una nostra vera e propria copia, purtroppo o per fortuna, probabilmente non vedremo mai esaudito il nostro desiderio.
Ma anche se non potremo mai giocare col nostro duplicato, in futuro probabilmente avremo la possibilità di utilizzare delle cellule giovani e identiche alle nostre per riparare i danni dei tessuti dovuti a malattie o traumi. Gli studi sulla clonazione animale ad ogni modo stanno continuando, con lo scopo, tra i tanti, anche di vedere se sarà mai possibile nutrirci con carne sintetica clonata. E voi che ne pensate? Vi piacerebbe questo mondo sempre più simile a Futurama?
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già preso 😀
Ho paura che alla fine la clonazione umana sia un punto inevitabile del nostro progresso tecnologico, temo che alla fine l’etica lascerà spazio ad altri interessi. Ma lasciando stare questo delicato punto io sinceramente non vedo l’ora che si possa banchettare con carne sintetica o clonata. Ma più che la perpetua clonazione di un solo pollo, maiale o qualunque altro animale considerato perfetto, credo che il futuro sarà la clonazione di parti specifiche animali cresciute in laboratorio senza l’animale intero, le cosce e le ali del pollo, la coscia del maiale, il filetto di bovino. Vedo un futuro in cui queste fabbriche/laboratori riusciranno a sfornare alimenti in grande quantità, ponendo fine al maltrattamento di animali vivi, in condizioni igieniche migliori, riducendo gli spazi ed eliminando tanti di quei problemi derivanti dall’allevamento in massa che sarà un sollievo.
Certo non vedo a breve questo futuro purtroppo, ma quando si riuscirà ad applicare con efficienza, successo, sicurezza ed, ahimè, economicità la clonazione di organi, arti e tessuti umani destinati alle cure mediche dei pazienti allora si aprirà sicuramente un grande periodo per l’umanità. La possibilità di produrre cibo in zone normalmente inadatte all’allevamento per esempio, riducendo il numero di spazi sottratti alla natura ed invertendo magari il disboscamento per coltivazioni e allevamenti. Un futuro in cui forse si rischierà di avere bambini che non sanno come è fatta una mucca se non in foto, ma dove spero e auspico ci saranno molti meno bambini affamati.
La clonazione umana non ci sarà finchè non sarà economicamente vantaggiosa. Allo stato attuale non vedo proprio dove possa esserci il vantaggio. La terra è già abbastanza popolata senza che nessuno senta il bisogno di aggiungerci altra gente. Oltre a questo per avere un umano completamente formato ci vogliono ameno 20 anni per cui, anche ipotizzando in futuro la necessità di incrementare una massa di consumatori o soldati, ci vuole troppo tempo perchè questo sia economicamente vantaggioso. Far nascere i bambini e farli allevare dalle famiglie secondo i classici metodi costa meno ed è più pratico. Potremmo assistere ad episodi singoli di clonazioni umane fatte per i più svariati motivi, ma una clonazione di massa è altamente improbabile nei prossimi secoli. Questione diversa sarà, forse, la manipolazione genetica dei singoli gameti oppure sulle celule embrionali per avere esseri umani con caratteristiche precise.
A mio parere la clonazione ha delle ottime applicazioni, ma solo parziali, credo che una replica di un indivuo creerebbe non pochi problemi, e non solo a livello etico, ma anche pratico.
L’utilizzo di questo metodo per la sostituzione di organi malati o lesionati potrebbe essere un valido futuro ed inoltre potrebbe dare il via alla scoperta di metodi alternativi a quest’ultimo.
L’aspetto della nutrizione invece presenta delle interessanti prospettive, soprattutto la possibilità di rendere più equa la distribuzione delle risorse nel mondo, sperando che non rimanga semplice utopia.
per quanto riguarda la riproduzione di parti di organi, qualche hanno fà il mio dottore mi aveva già accennato che erano in atto degli sperimenti… premetto che parlo da paziente e la possibilità di poter sostituire la parte difettosa del mio corpo con una nuova derivante comunque dal mio corpo, che mi permetta di fare una vita senza vincoli… bhè wow!Però mi viene da pensare… se io sono predisposto ad avere una patologia come nel mio caso all’apparato digerente, la sostituisco con una nuova ma che deriva sempre dal mio corpo, non rischio di essere di nuovo affetto dalla stessa patologia?
Partendo dal presupposto che ci sarebbe un manipolazione genetica alla base di questo metodo, la speranza è che vengano eliminati una eventuale predisposizione o i difetti a determinate patologie.
La carne clonata è senza dubbio la strada più probabile che cominceremo a percorrere per ovviare al sempre più presente problema dell’alimentazione mondiale, sia per ridurre l’impatto ambientale dei grandi allevamenti che per la ridistribuzione delle risorse. Bisognerà vedere l’opinione pubblica se sarà in grado di affrontare questa possibilità e se, di conseguenza, la ricerca deciderà di investire proprio in questa direzione. Per quanto riguarda la ricostruzione dei tessuti, la clonazione e la ricerca sulle staminali stanno andando di pari passo nel tentativo di ottenere i migliori risultati possibili. Per il momento si parla principalmente di riparare qualcosa di lesionato, più che di sostituire interi organi ma di base dipende tutto dal tipo di patologia. Se il danneggiamento di un organo è dato da una patologia genetica, rimpiazzare le parti di tessuto danneggiato con cellule che portano lo stesso DNA con la malattia potrebbe, in effetti, sembrare inutile. Ma buona parte di ciò che è contenuto nel nostro DNA dipende dall’ambiente e dalle condizioni del nostro corpo, per cui delle cellule portatrici di una potenziale malattia genica, se opportunamente trattate ed inserite in un corpo già adulto, potrebbero non esprimere questa malattia. Stiamo comunque parlando di fantascienza purtroppo, sperando che diventi scienza..