Sono Joe Spoilerone, ho un disturbo compulsivo che mi obbliga a spoilerare i film più che a recensirli. Oggi sono qui per spoilerarvi Shazam. Perdonatemi, ma mi tocca, sono andato a vederlo (vorrei non averlo fatto) e adesso devo spoilerarlo.
Mi dispiace quando un film non mi soddisfa, mi dispiace per chi sicuramente lo ha fatto con tanto amore, passione e sacrificio, mi dispiace per i soldi che sono stati spesi per farlo, ma è in occasioni come queste che sono contento di spoilerare. Magari lo rovino a qualcuno, magari questo non va a vederlo e in quelle due ore va a fare qualcosa di più utile tipo un corso di origami.
Chi è Shazam?
Cari autori, sceneggiatori e registi di Shazam, io ho capito cosa avevate intenzione di fare, la vostra intuizione era anche carina, ma purtroppo qualcosa è andato storto.
Chi è Shazam? Shazam è un eroe nato nel 1940, le sue origini sono imbarazzanti: un mago dà i poteri a un bambino che diventa un supereroe adulto pronunciando la parola Shazam. Ora questa cosa era molto bella nel 1940, ma oggi, in un mondo dove gli eroi sorgono da drammoni personali, in un mondo dove il bene e il male sono confusi e interscambiabili, in un mondo dove ci si chiede se Capitan Marvel deve avere o meno una relazione sentimentale/sessuale con un’altra donna, un supereroe bimbo con un mago che gli dona i poteri risulta un po’ poco figo.
Allora gli autori cosa hanno pensato di fare? Avevano 2 soluzioni:
- Stravolgere il personaggio e virarlo in maniera soffertona in stile DC mettendo tanti colori scuri, scenografie scure, personaggi tetri e tensione drammatica
- Buttarla sul grottesco, rendere tutte le cose un po’ ingenue e variopinte e creare un supereroe potente, ma buffo, in modo che le sue origini non fossero troppo stonate.
È stata scelta la seconda soluzione e, secondo il vostro Spoilerone, poteva anche essere un’idea carina e funzionare, ma…non ha funzionato.
Inizia lo spoiler.
Siamo nel 1974 (che bello, l’anno in cui sono nato io!). Una macchina procede nella neve. Dietro c’è un ragazzino sognatore che giuoca (giuoca e non gioca, così è più sognatore) con una di quelle palle “magiche” che tu gli chiedi una cosa e loro (le palle) ti danno le soluzioni. Una di quelle cose che quando la uso io e chiedo: “Troverò la morosa?” esce “NO!” e allora chiedo: “Ma sei sicura?” ed esce “Sì” e allora chiedo: “Ma magari non adesso, ma la trovo più avanti?” e la palla: “Concentrati su un altro obiettivo” e allora per ridere dico: “Tipo un corso di origami?” e la palla: “Questo è il tuo destino”.
Insomma il bambino giuoca con la palla mentre padre e fratello odiosi, seduti davanti, lo scherniscono e lo umiliano in ogni modo.
Ovviamente inizi a parteggiare per il bambino fino a che la palla fa uscire simboli astrusi in lingue morte, si congela il tempo e il bambino finisce nella grottacastello del mago Obabaluba: un rastone di millemila anni che vive solo in un salotto di pietra con tanti scranni e gesticola con un grosso bastone che ricorda una caricatura di quello di Gandalf. Ora… prima che si dica che ho scritto Obabaluba per razzismo, vi interrompo. È proprio che mi ricorda la canzone Obabaluba, cantata da Daniela Goggi, che potrete trovare a questo link e che conosciamo noi che siamo nati nel 1974.
Il mago Obabaluba (che in realtà si chiama Shazam) fa collezione dei sette peccati capitali, che tiene cristallizzati in statue mostruose. Io facevo collezione di Exogini e lui i peccati capitali, ma solo perché nel ’74 ancora non avevano prodotto gli Exogini. Il mago è vecchio e deve passare la custodia e la collezione dei peccati a un nuovo eletto e rapisce bambini di belle speranze per vedere se sono eletti. Purtroppo il nostro sfigatobambino, vessato da babbo e fratello, viene tentato dai peccati e quindi, no, peccato, non è degno e viene rispedito a una vita schifosa, non prima di aver procurato un grave incidente ai famigliari odiosi.
Passano tanti anni nei quali il mago Obabaluba Shazam fa cilecca con tanti altri bambini, e arriviamo ai giorni nostri. Qui scopriamo il protagonista: un ragazzino che ha perso letteralmente la mamma alle giostre e che ha vissuto in varie case famiglia. Questi scappa sempre da tutte le famiglie affidatarie perché vuole trovare la sua vera mamma. I pratici servizi sociali americani non ci hanno mai pensato a cercar la mamma, preferendo invece ignorare la cosa e sbatterlo di qua e di là per il Paese.
Il ragazzino è però ingegnoso, autosufficiente, maturo e soprattutto scaltro. Imbroglia due poliziotti per trovare gli indirizzi delle omonime della madre e andare avanti nella sua ricerca, ma non la trova comunque. Recuperato dalle autorità, viene affidato a una nuova casa famiglia che gli sceneggiatori hanno raccattato alla “Sagra dello Stereotipo”: una fiera dove puoi acquistare personaggi di serie B.
“Salve! Avete mica un ragazzino asiatico smanettone ed esperto di computer?”
“Certamente! Solo per oggi in offerta assieme alla bimba graziosa di colore con i codini buffi e la parlantina alla Jefferson!”
“Li prendo, e con loro mi dia anche l’ispanico grasso e taciturno e…vediamo…la ragazza attraente (ma non troppo) e matura”
“A posto così?”
“Sì, grazie!”
“Ahem… e un ragazzino sveglio ed esperto di supereroi che possa servire da comprimario del protagonista non lo vuole?”
“Ah giusto, che sciocco, quasi me ne dimenticavo. Lo avrebbe mica storpio? Sa…per finire l’album”
“A lei! Storpio e fresco di giornata”.
Ed ecco come hanno fatto il cast alla Sagra dello Stereotipo.
Il nostro eroe non fa in tempo a fingere di ambientarsi in casa, che viene rapito dal mago Obabaluba. Questi prova a fare anche di lui il suo successore Shazam.
Nel frattempo, infatti, il bimbo iniziale del 1974 è diventato uno spietato ricercatore ossessionato dal potere dei peccati e, avendo interpretato i simboli magici, riesce a penetrare nella grottacastello e ad assorbire i seducenti sette peccati con tutti i loro poteri. Diviene quindi un cattivo, anche lui stereotipato (ma in questo caso lo stereotipo è voluto e ci sta bene) calvo e vestito di pelle, che fa tanto “nazi-cattivissimo-me”.
L’inizio dei problemi
Qui la strada del film leggero e buffo frana in un dirupo con battute divertentissime e leggere tipo il mago che dice al bambino: “Afferra il mio bastone e grida il mio nome”. Battute raffinate che hanno divertito tutti i ragazzini in sala che hanno già una certa dimestichezza con YouPorn.
Non senza fatica, il mago vince la giusta riottosità del ragazzino e questo si trasforma in Shazam: un eroe dal costume demodé, che ha la forza di Ercole, il coraggio di Achille, la saggezza di Salomone, il potere di Zeus, la resistenza di Atlante, la velocità (e il volo) di Mercurio e il sarto di Topolino (non me ne voglia l’amico Artibani).
Il personaggio dell’eroe adulto con la faccia da bamboccione è molto carino e anche questo va nella giusta direzione immaginata dagli autori, ma poi ancora le cose non vanno per il verso giusto.
Il protagonista, che ricordiamolo è un ragazzino moderno di oggi, taciturno, schivo, che la sa lunga, scaltro e autosufficiente, quando diventa un supereroe anni ’40 cambia completamente carattere: è sciocco, superficiale, esibizionista, ingenuo e, diciamolo, odioso, e ha come unico “grillo parlante” il neo-pseudo-fratello appassionato di supereroi.
Non vedremo mai la saggezza di Salomone (l’eroe fa cavolate su cavolate) e tanto meno il coraggio di Achille (l’eroe sarà terrorizzato dal cattivone e scapperà spesso). Questo mi ha dato molto fastidio perché se partiamo dall’assunto che i poteri siano magici, nel momento in cui il ragazzino si trasforma in Shazam, lui ha quei poteri, punto. Non deve imparare a usarli come uno che li ha avuti da un incidente radioattivo, li ha e basta. Quindi il percorso di crescita e maturazione non ci sta. O sei saggio come Salomone oppure tagli un infante a metà (questa non l’ho capita nemmeno io).
La storia procede tra i mille errori del protagonista, che rifiuta la sua variopinta e stereotipata famiglia e lo fa in maniera stereotipata, mentre degli stereotipati bulli vessano il fratello storpio e lui ritrova la mamma che, in maniera stereotipata, non era l’angioletto di cui si ricordava lui, ma una diciassettenne ragazza madre egoista che lo aveva abbandonato di proposito.
Lei, considerandolo poco più di un errore di gioventù, ed essendo ancora giovane, aveva pensato bene di mollarlo alla polizia, per poter compiere altri stupefacenti errori di gioventù.
Nel frattempo il cattivo inizia a cattiveggiare e quando vede in tv e sui social le prime imprese imbranate del nuovo Shazam, decide di affrontarlo per rubare anche i suoi potere e diventare invincibile.
Qui parte la porzione di film dedicata all’azione e alla vera attività supereroistica, in un caledoscopio di citazioni di tutto lo scibile della cultura pop, ma non con la stessa classe e maestria cui ci ha abituati “Ready Player One” (sì, c’è anche la citazione di “Big”).
Come già accennato, il pargolo eroe non ne fa una giusta e qui c’è un altro motivo di arrabbiatura.
Il protagonista, non sa, non vuole, non è in grado di usare i suoi poteri e scappa, scappa sempre. Ok, non consideriamo più la faccenda del coraggio di Achille, ma proviamo a essere razionali. Sei un ragazzino di 14 anni, scaltro, astuto e autosufficiente, improvvisamente hai i poteri degli dei, arriva un nemico e… scappi? SCAPPI??? Io a 44 anni scapperei perché la vita mi ha reso prudente, ma a 14 anni se avessi avuto i poteri, i nemici li sarei andato a cercare anche a casa loro! A 14 anni hai tempeste ormonali e deliri di onnipotenza e se ti trovi onnipotente davvero spacchi i kiuli ai passeri!!!
Tra errori e battute fiacche arriviamo al momento in cui il cattivo rapisce i suoi fratelli e quindi, tra uno sbadiglio del pubblico e l’altro, Shazam impara dai suoi errori, condivide i suoi poteri con i fratelli che diventano tutti cazzutissimi (molto più di lui) e vincono. Questa parte, che è il fulcro del film l’ho spoilerata alla svelta perché mi sono annoiato tantissimo.
Finalone con la famiglia adottiva felice e rivincita contro i bulli.
Scena finale post credit in cui il cattivo in galera disegna simboli magici e parla con un bruco.
FINE.
Ripeto, mi spiace moltissimo per questa intuizione giusta realizzata male, chiedo scusa agli autori con buone intenzioni, mi ordino un costumino da Shazam su Amazon e vi rimando mestamente al prossimo spoiler.
Ah, se volete leggere la recensione seria, noiosa, e completamente in disaccordo con me, di Shazam! la trovate qui.
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