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Jonathan Strange & Mr Norrell: il risveglio della magia

Basata sul fortunato omonimo libro di Susanna Clarke, la BBC ha appena trasmesso la trasposizione in miniserie di sua produzione: Jonathan Strange e Mr Norrell.
Ci troviamo in Inghilterra all’epoca delle guerre napoleoniche, in un universo parallelo in cui la magia è reale ed è stata parte integrante del passato storico della nazione. Da 300 anni però in Inghilterra non esistono più maghi pratici, la vena magica è svanita insieme alla figura, avvolta dal mistero dei secoli, del Re Corvo. Scomparsa apparentemente di colpo, senza lasciare traccia, non è infatti più esercitata da generazioni. Ma a celebrarla rimane una ristretta società di uomini eruditi, autoproclamati maghi, che si limita a studiare il passato glorioso della magia senza però realizzare nemmeno uno straccio di incantesimo. Questi sono in realtà studiosi teorici, storici, decisamente scettici all’idea che qualcuno possa effettivamente compiere un sortilegio.
Figurarsi la faccia di questi gentlemen quando vengono messi di fronte all’evidenza dell’esistenza di un mago pratico di York, un distinto e ponderato signore di nome Norrell (Eddie Marsan).
Norrell è un mago vero, che non accetta di buon grado chi si fregia di un tale epiteto senza giusta causa. È l’unico mago d’Inghilterra, tutto teso nella non facile missione di restituire rispettabilità alla magia inglese, facendo il suo dovere di suddito di sua maestà aiutando la nazione nella guerra contro Napoleone.
La sua abilità è il frutto di un durissimo lavoro di studio assiduo e meticoloso durato decenni, è un bibliofilo, collezionista di volumi e si è ben meritato il titolo di mago. 
Ma è davvero il solo?
Così sembra, almeno finché un mago di strada, Vinculus, con un’antica profezia scritta sulla propria pelle, riuscirà a far scoprire a un giovane ereditiero di campagna le sue potenzialità magiche.
Verrà così il momento per Jonathan Strange (Bertie Carvel) di incrociare il suo percorso con quello del signor Norrell.
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Possiamo qui chiarire una distinzione: tra maghi e stregoni. Mago, dal greco magòs (antico persiano MAGU, arabo MADJUS), era un termine che stava ad indicare un appartenente all’antica classe sacerdotale persiana, composta da maestri delle scienze occulte (da lì vengono i magi biblici, per intenderci). Per estensione dalla sua origine, indica quindi uno studioso della magia, una specie di intellettuale delle arti oscure, il quale tende a ritenere, con un approccio quasi razionale, che questa pratica sia studio, tramite il quale è possibile per l’adepto controllare le forze della natura.
L’altra tipologia di praticante magico rientra più specificamente sotto il nome di stregone
Jonathan Strange: uno stregone anche secondo D&D. la sua disciplina è istintuale, come un pianista dall’orecchio musicale in grado di eseguire alla perfezione una melodia appena ascoltata. Il suo cuore corre alla ricerca della sperimentazione; metodo che con lo scarso studio e scarsissima esperienza lo conducono al rischio sconsiderato. La sua curiosità è insaziabile: esiste un altro tipo di magia più antica? Davvero i maghi devono porsi dei limiti? E i fantomatici aiutanti fatati? Che fine hanno fatto? 
Tutte domande che il signor Norrell tende a stemperare e blandire.
Norrel è un Mago, per lui questa pratica è disciplina. Studio e conoscenza sono quello che ci vuole per diventare maghi, un percorso iniziatico lungo e paziente di acquisizione delle conoscenze, che l’impaziente e recalcitrante discepolo Strange avverte come limitante. 
Dietro questo percorso volutamente accidentato, al precludere l’accesso a determinati volumi, sembra però celarsi un timore da parte di Norrell molto più radicato: che il suo discepolo possa scoprire troppo.
L’ambiziosa miniserie lega l’accuratezza del dramma storico al soprannaturale, con effetti speciali eleganti e stupefacenti da produzione di elevato budget.
Non basta, c’è un’antica profezia, flotte navali fantasma, battaglie sul campo in cui la magia irrompe, morti resuscitati, cavalloni di sabbia, fate. 
E ovviamente non può mancare il re delle fate, dall’inquietante eleganza un po’ androgina à la David Bowie.
La resa dei tre consistenti volumi della Clarke in sette episodi è stata il frutto del magistrale lavoro di Peter Harness (Doctor Who), prodotto da Nick Hirschkorn, che ha acquistato i diritti poco dopo la pubblicazione dei volumi. L’idea di partenza era di portare sul grande schermo la storia del conflitto/amicizia dei due maghi, che però non avrebbe potuto rendere la sua complessità in un film di due ore. L’idea di produrre una trilogia sullo stile Signore degli Anelli decadde al momento dell’acquisizione degli studios da parte della Warner Bros nel 2008. La scelta migliore di resa sembrava proprio quella di una miniserie sul piccolo schermo, fatto che trova conferma nell’eccellente risultato. Compresa la scelta del cast, a partire dall’attore teatrale Eddie Marsan e Bertie Carvel: “Ero decisamente preparato. Sono cresciuto giocando di ruolo, passando il tempo in grotte e boschi, tra elfi e goblin. Era il mio interesse a tempo pieno a scuola e ho giocato per tutta la mia adolescenza fino all’inizio dell’università”

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Francesca Giulia La Rosa

Trekker, whovian. Non amo le etichette (a parte queste?). Traduttrice, editor a caccia di errori come punti neri nel tessuto della realtà. Essere me è un’esperienza profondamente imbarazzante.

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