Sono secoli che l'uomo cerca un modo per diminuire il più possibile, se non cancellare del tutto, questo tipo di situazioni dalla vita di tutti.
Vengono emanate nuove leggi, si aumenta il controllo, si tenta di raggiungere equilibri utopici.. Naturalmente senza risultati perfetti, perché la natura umana è troppo instabile e sottoposta a così tanti input che è impossibile che non voglia farsi avanti sgomitando con prepotenza, per non parlare del fatto che obiettivamente siamo prima di tutto animali.
È comunque onesto e giusto continuare a combattere -scelta bizzarra del termine che tuttavia non è involontaria- per raggiungere un'ipotetica pace.
Da diverso tempo la letteratura immagina diversi scenari in cui, magari anche a seguito di una tremenda guerra, è stato fatto il tentativo di costruire una società perfetta.
E la maggior parte di volte si tratta si mondi distopici.
I romanzi di questo genere hanno avuto particolare fioritura dalla prima metà del novecento in poi, uno dei più famosi che possono venirci in mente è sicuramente 1984 di Orwell.
Ultimamente, soprattutto tra gli scaffali dedicati ai ragazzi, c'è stato un secondo boom, e tra i romanzi che sono diventati abbastanza famosi, grazie anche agli omonimi film, troviamo la saga Hunger Games di Suzanne Collins.
In questa categoria è possibile contare il romanzo di Christine Amberpil, pubblicato quest'anno, Orpan.
Siamo in un ipotetico futuro, in cui il sistema è molto rigido, il potere è in mano ai soliti politici viscidi sempre pronti ad accoltellarsi alle spalle l'un l'altro (vi ricorda nulla?).
Calliope e il cugino Hendel sono stati accusati, processati e condannati a morte per un crimine che sostengono di non aver commesso. Secondo la legislatura potranno essere giustiziati solo quando compiranno diciotto anni, per questo vengono tenuti in carcere per più della metà delle loro vite, esattamente per una decade.
Il giorno dell'esecuzione, però, accade l'inaspettato: Calliope viene tratta in salvo da una figura decisamente importante nei giochi di potere internazionali, la temuta Phelia Brosch.
Da quel momento in poi si troverà invischiata in situazioni che farà fatica a comprendere, scoprendo poco per volta informazioni sul padre, compianto eroe deceduto per la patria, di cui lei non si ricorda quasi il volto.
È un romanzo che ci catapulta in una realtà fredda e cinica, in cui il mondo è stato trasformato in un tabellone del Risiko sul quale si muovono le armate mascherandole da accordi di pace e scambi di sorrisi finti, quando in realtà sono tutti pronti a piantare una nuova bandierina sul territorio altrui.
Pare che la storia si muova da sola, sembra di assistere effettivamente al frammento della vita di qualcun altro, non solo di stare leggendo un romanzo scritto dalla radice da un'autrice.
Non c'è perdono, non c'è grazia né pietà. Le persone vengono spogliate della loro parte più umana, per essere tramutate in soldati, senza quasi bisogno di lavaggi del cervello.
Gli omicidi sono semplicemente stati legalizzati, sotto forma di punizioni, e si trovano modi alternativi per sfogare la propria parte animale.
Un'altra distopia che ci aiuta a riflettere su ciò che stiamo cercando e quali sono, o non sono, i modi per raggiungerlo.
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