Only lovers Left Alive: vampiri e decadenza della modernità

Di una cosa possiamo star certi: la figura del vampiro è, specialmente negli ultimi anni, una delle più utilizzate – o abusate, in alcuni casi che preferiamo non specificare – di sempre, sia in ambito letterario che televisivo/cinematografico.
Non potete non aver notato che i vampiri ci sono stati ormai offerti in tutte le salse, partendo dal “classico” vampiro  che si trasforma in pipistrello e di notte va alla ricerca di ragazze a cui mordere il collo, figura progressivamente abbandonata per far spazio a dei vampiri quasi umani, spesso al centro di storie d’amore più o meno complicate.
Il film di cui vi parliamo oggi riprende degli elementi da entrambi i filoni,  rielaborandoli tuttavia in modo piuttosto particolare.
Ma andiamo con ordine.

Only Lovers Left Alive è un film del 2013, scritto e diretto da Jim Jarmusch (che probabilmente qualcuno di voi conosce per via di film come Dead Man, o Ghost Dog), presentato al Festival di Cannes, e che esordirà nei cinema americani tra poco più di un mese.
La trama è incentrata sulla vita di Adam (Tom Hiddleston) e Eve (Tilda Swinton), vampiri sopravvissuti al passare dei secoli e amanti da sempre. Adam, ai giorni nostri, vive in un quartiere semiabbandonato alla periferia di Detroit, guadagnandosi da vivere come musicista indipendente. Coltissimo e schivo, al contrario della compagna è restio ad accettare la modernità, e preferisce vivere quasi recluso occupandosi esclusivamente della propria musica. Eve, a sua volta, possiede una mentalità decisamente più aperta, ma si adatta di buon grado al volere del marito.
I due, come molti della loro stessa specie, non danno particolarmente nell’occhio: per mangiare non sono più costretti a “cacciare”, come tanti anni prima, ma si limitano ormai a corrompere dottori e ricercatori, che per una manciata di banconote gli consegnano sacche di sangue senza troppe storie o domande.
La loro tranquillità viene sconvolta dall’arrivo di Ava (Mia Wasikowska), sorella minore di Eve, decisamente meno disposta ad accettare il loro stile di vita, e soprattutto a reprimere i propri istinti. Non ci vorrà molto prima che gli eventi precipitino, e perché Adam e la sua consorte si rendano conto che vivere come fanno ormai da decenni non è più possibile.

La pellicola è particolare, perché concentrata non tanto sulla condizione del “vampiro”, quanto sulla percezione dei protagonisti – "vivi" ormai da secoli – riguardo il passare del tempo, e, soprattutto, la decadenza dell’età moderna. Adam è colui che ne soffre di più: in particolare disprezza gli esseri umani, ormai divenuti, ai suoi occhi, solo dei corpi privi di intelletto, guidati esclusivamente dai propri bisogni e istinti – proprio per questo motivo, più volte li apostrofa con l’appellativo di “zombie”.
Tuttavia, pur avendo una trama e delle tematiche interessanti, gran parte del film è composta da monologhi più o meno lunghi in cui Adam, appunto, esprime il proprio disprezzo per i tempi moderni, e la nostalgia per i secoli passati, ripetendo sostanzialmente sempre gli stessi concetti. Altrettanto, sono presenti parecchie scene prive di dialoghi, di sola musica, che si protraggono anche per diversi minuti. Il risultato finale è che per qualcuno potrebbe essere difficile mantenere l’attenzione per tutta la durata del film (ben 120 minuti). L’impressione generale è, specialmente nella prima metà, quella di una pellicola che tarda a partire e ad entrare nel vivo, una "grande metafora" decisamente più concentrata sui dialoghi e su ciò che i protagonisti rappresentano che sull’azione in sé, e ciò può risultare noioso.
Insomma, in conclusione: se vi piacciono i vampiri, e apprezzate questo genere di film, dategli una chance. Altrimenti, puntate su qualcosa di diverso.