Debutta oggi su Netflix 1899, la nuova serie curata da Jantje Friese e Baran bo Odar. Il duo si era già fatto conoscere dal pubblico della piattaforma di streaming con Dark, amatissima dai fan delle storie di mistero particolarmente intricate. C’erano quindi grandi aspettative intorno a questo progetto, che promette di offrire agli appassionati un nuovo rompicapo da risolvere. Dopo aver visto i primi sei episodi in anteprima, vi possiamo (quasi) raccontare il nostro parere su 1899 in questa recensione.
Di cosa parla 1899, la nuova serie Netflix dagli autori di Dark?
Il titolo della serie è anche l’anno in cui le vicende sono ambientate. Siamo alla fine del XIX secolo, in uno dei luoghi in qualche modo più caratteristici di quell’epoca: una nave che sta viaggiando dall’Europa verso l’America. A bordo, insieme all’equipaggio, un parterre di personaggi di diversa estrazione e origini, ciascuno con la propria storia da raccontare.
Il viaggio procede normalmente, con le aree del mezzo come da tradizione divisa rigidamente in classi, che riflettono quelle sociali dei passeggeri. Tuttavia, un mistero aleggia nell’aria. Quattro mesi prima la Prometheus, un’altra nave della stessa compagnia, è scomparsa senza lasciare alcuna traccia e da allora non se ne è più sentito parlare. Qual è stato il suo destino?
I lettori più giovani non ricorderanno (anzi quelli davvero più giovani non c’erano proprio) di quel periodo intorno al 2010 quando il mondo televisivo si preparava a uno scossone. Lost, uno dei più grandi fenomeni della storia del piccolo schermo, si avviava verso la sua conclusione e tutti erano alla ricerca del suo erede. E così la TV si popolava di tanti progetti, pronti a raccogliere il testimone di quella storia.
Ecco, la nuova serie Netflix 1899 sembra uscita proprio da quel filone di “nuovi Lost” di inizio anni ’10, ma riadattata per il mondo dello streaming. Ci sono tanti elementi che sembrano richiamare lo show di Abrams, Lindelof e Lieber, anche oltre il concept di un gruppo di passeggeri di diversa origine alle prese con grandi e piccoli misteri.
E sebbene queste somiglianze non siano abbastanza per definire Lost una chiara ispirazione (a fianco della Rime of the Ancient Mariner come tutti i racconti di mare, o quasi), agli spettatori dell’epoca si accenderanno diverse lampadine. Senza dimenticare che 1899 è già di per sé anche un “nuovo Dark“, considerate le sue origini.
La prima classe costa mille lire, la seconda cento, la terza dolore e spavento…
Non ci addentreremo particolarmente nelle pieghe della trama, perché naturalmente vogliamo evitare spoiler. Quello che possiamo dirvi è che naturalmente il viaggio dei nostri passeggeri prenderà direzioni bizzarre, andando a toccare elementi difficili da definire esattamente, a metà tra il fantasy e la fantascienza.
A sorreggere tutto c’è l’idea intrigante di concentrarsi su un cast di personaggi estremamente variegato. Le figure che si muovono sulla nave sono davvero diverse per estrazione e origini e ciascuna di loro nasconde dei segreti, che piano piano verranno esplorati. Sono figure ben più caratterizzate rispetto agli abitanti della Winden di Dark, a volte quasi maschere vere e proprie, ma che risultano affascinanti.
È particolarmente interessante l’idea di muoversi su tante lingue differenti. La nave, che porta emigranti europei verso la Terra Promessa oltreoceano, raccoglie numerose nazionalità. Quasi ogni personaggio quindi parla una lingua diversa e la difficoltà di comunicazione diventa un potente strumento narrativo. Non sempre è utilizzato in maniera particolarmente rigida, ma è un espediente che rende tutto più concreto e coinvolgente.
Tornando all’ovvio paragone con Dark, la sensazione è che l’intreccio in questo caso sia meno arzigogolato. Memori dell’esperienza passata, abbiamo iniziato la visione taccuino alla mano, ma episodio dopo episodio ci è sembrato sempre meno necessario. Il mistero non è sicuramente semplice da risolvere, ma la narrazione sembra più lineare e quindi accessibile. Almeno, finora.
1899: la nuova serie Netflix ha del potenziale, ma il giudizio è necessariamente sospeso
Giunti alla conclusione di questa recensione di 1899, ci troviamo davanti a un dilemma complicato nel dare un giudizio alla nuova serie Netflix. Avendo infatti visto solamente i primi sei episodi dello show, non sentiamo di avere tutti gli elementi per una valutazione definitiva. E anche basandoci su quello a cui abbiamo assistito fino a questo punto, è difficile sbilanciarsi data la natura del racconto.
Se infatti dobbiamo riconoscere una buona abilità narrativa, che riesce a rendere lo show interessante nonostante le prospettive generalmente ristrette, così come il potenziale di tanti degli indizi sganciati nel corso delle puntate, il risultato complessivo è ancora completamente aperto e dipende in grandissima parte dal finale.
Ci sono alcuni aspetti che fanno pensare a una conclusione relativamente prevedibile per 1899, che farebbe pendere verso il basso il giudizio sulla serie Netflix. D’altro canto, c’è ancora la possibilità che questa teoria sia solo un inganno e che si nasconda ancora molto. E poi c’è ancora da capire la questione di un’eventuale seconda stagione, che aprirebbe innumerevoli possibilità per la storia.
Insomma, quello che possiamo dirvi è che sicuramente 1899 merita una possibilità. È uno show dalle ottime premesse, che potrebbe smentire ma anche superare e che quindi vale la pena di scoprire. Dopotutto Jantje Friese e Baran bo Odar si sono sicuramente guadagnati del credito con Dark e quindi è giusto dare loro fiducia e imbarcarci su questo viaggio per mare, verso confini (si spera) inesplorati.
- Tannhaus, H.G (Autore)
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