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10 + 1 film per scoprire Woody Allen

Una lista di 10 film del noto regista, per capire quali sono i temi ricorrenti e le fasi che hanno caratterizzato i suoi processi artistici

Partiamo subito dal presupposto che Woody Allen non è un regista: è diversi registi.

Ha all’attivo ben 53 pellicole scritte, dirette e (la maggior parte) interpretate da lui. La sua poliedrica creatività spazia da film comici a film drammatici, passando per il thriller e la commedia, mischiando talentuosamente tra loro generi e sottogeneri. Il successo delle sue opere è dovuto principalmente ai temi ricorrenti che caratterizzano le pellicole, quasi sempre autobiografiche, esponendo al mondo il suo stile unico, perfetta e riuscitissima fusione tra umorismo e crisi esistenziale.

Talentuoso musicista, cabarettista, presentatore e autore; un artista così come può non meritarsi la nostra attenzione?

Nella sua vita ha attraversato una serie di periodi che influenzarono lo stile principale della sua arte, in particolare quella cinematografica. Ma per capire meglio questo concetto è meglio partire dal principio.

Una vita tra jazz, magia, comici ed intellettuali

Nato nel 1935 da una famiglia ebrea di origine russo-austro tedesca, viene inserito in giovane età in una classe avanzata, grazie al suo elevato quoziente d’intelligenza. Nonostante sembri molto portato per lo studio, il suo animo ribelle gli fece sviluppare un forte astio nei confronti dell’ambiente scolastico. In più si dimostra molto abile nello sport praticando pallacanestro, football, pugilato e baseball. Diventa famoso nel suo quartiere per le sue abilità con i trucchi di magia, qualità che ricorre molto spesso nelle sue opere. Nello stesso periodo la sua passione per il Jazz lo porta a studiare il clarinetto. In età adolescenziale abbandona Sinagoga e religione e diventa ateo.

Continua a dimostrare poco interesse per lo studio e la lettura, preferendo di gran lunga la scrittura di gag e barzellette. Decide allora di inviare i suoi lavori ad alcuni giornali umoristici che notano sin da subito il suo talento. Comincia così il percorso di uno degli umoristi più apprezzati del panorama americano. Inizia dalla stand up- comedy, per passare prima al teatro e successivamente approdare nel cinema nel 1969.

La differenza stilistica di Woody Allen attraverso i suoi film

Nonostante temi ricorrenti come musica Jazz, umorismo ebraico, filosofia, psicoanalisi, religione, esistenzialismo, la vita di Woody Allen è costellata da una serie di esperienze che hanno notevolmente influenzato lo stile delle sue opere nel corso del tempo, soprattutto nei film. Le sue prime pellicole sono in particolar modo condizionate dalla sua passata carriera di comico televisivo. Tant’è che le pellicole prodotte durante questo periodo presentano elementi surreali ed assurdi atti ad aumentare la comicità della scena. Il dormiglione, Amore e guerra, Prendi i soldi e scappa sono solo alcuni dei film caratterizzati da uno stile fortemente comico.

Bisognerà aspettare il 1977 per un punto di svolta. In quell’anno Woody Allen dirige Io e Annie, uno dei film di maggior successo del regista. Il film sancisce il passaggio dai primi film comici alle commedie sofisticate, sempre dal tono umoristico, ma con una massiccia dose di esistenzialismo, romanticismo, filosofia e catastrofica rassegnazione in più. L’unione di elementi tragicomici nelle sue commedie sofisticate durerà fino agli anni ’90, quando il suo estro tornerà ad assumere toni più leggeri, pur mantenendo uno stile intelligente e particolare.

«Il mio primo film era così brutto che in sette stati americani aveva sostituito la pena di morte».

Intorno al 2000 sembra che lo stile di Allen fonda la commedia, il thriller e il comico, dando vita ad una serie di flop che purtroppo non soddisfarono le aspettative del botteghino. La sua crisi artistica durerà fino al 2005. In quell’anno il regista entrerà in scivolata nel mercato Hollywoodiano con Match Point, un film che sancirà il suo ritorno alla regia di grandi film, con un tono completamente diverso, per nulla umoristico rispetto ai suoi lavori precedenti. Da qui ritornerà alle commedie dal tono esistenziale, influenzate in particolar modo dalla sua passione per le città di New York, Parigi, Roma e Barcelona e dal suo infinito amore per il jazz.

Sappiamo benissimo che sintetizzare in 10 film un regista così multi-sfaccettato è impossibile. Per parlare di Allen servirebbe un libro, anzi, un’enciclopedia. Questa lista è stata creata appositamente per comprendere le differenze stilistiche che passano da film a film del grande regista.

Ecco quindi a voi 10 film di Woody Allen:

Io e Annie (1977)

“Be’, che volete, era la prima commedia… Sapete come si cerchi di arrivare alla perfezione almeno nell’arte, perché, è talmente difficile nella vita”.

Vincitore di 4 premi Oscar (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale e migliore attrice protagonista), Io e Annie ha consacrato Allen tra i maggiori registi americani. La pellicola si trova al quarto posto nella lista delle migliori cento commedie statunitensi dell’American Film Institute.

Narra la storia del comico Alvy Singer che, lasciatosi con Annie Hall (Diane Keaton) dopo un anno di relazione, si ritrova a raccontare la storia del loro rapporto, cercando di capire quali suoi problemi sviluppati durante l’infanzia possano essere stati complici della fine della storia.

In quegli anni Woody Allen ebbe un’importantissima storia sentimentale e professionale con Diane Keaton, la quale recitava come  protagonista nella maggior parte dei suoi film. L’intesa con Keaton era così profonda che Allen ha esplicitamente dichiarato qualche anno dopo che considera “Io e Annie il suo omaggio all’attrice”. Il rapporto professionale tra i due fu così saldo che continuarono a collaborare assieme anche dopo la fine della loro storia.

Il risultato è una commedia sofisticata autobiografica che mantiene i meccanismi surreali umoristici tanto cari ad Allen, all’interno di un contesto psicologico intellettuale.

Piccola curiosità: il titolo originale del film (Annie Hall) riprende sia il vero cognome dell’attrice, sia il nomignolo con cui Allen amava chiamarla, appunto Annie.

Manhattan (1979)

https://www.youtube.com/watch?v=uXH2w3dWnrs

“Lui è un genio, Helen è un genio… Ma sai che conosci un sacco di geni? Frequenta qualche cretino, ogni tanto; potrai imparare qualcosa”.

Girato in bianco e nero per dare un tono di malinconia alla città, il film fu presentato fuori concorso al 32° Festival di Cannes. Questa commedia sofisticata narra la storia di un autore televisivo, divorziato e in una relazione con una ragazza adolescente, che si innamora dell’amante di un amico sposato. Nonostante la trama dai toni semplici, Manhattan mantiene la satira che ha caratterizzato Allen in Io e Annie, alternandola a momenti di dramma e alle immancabili discussioni esistenziali del regista.

Fu perciò definita dai critici la miglior commedia dell’anno, ma anche il miglior film drammatico dell’anno. In effetti Manhattan è un film spensierato e allegro, ma anche malinconico e pieno di citazioni colte. La qualità del film viene particolarmente enfatizzata dalla cura della fotografia, della colonna sonora (rigorosamente Jazz) e, naturalmente da Allen stesso.

Piccola curiosità: nel 2001 il film è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry (il registro della selezione di film scelti dal National Film Preservation Board degli Stati Uniti per la loro conservazione nella Biblioteca del Congresso).

Zelig (1983)

“Ho 12 anni. Vado alla sinagoga. Chiedo al rabbino qual è il significato della vita. Lui mi dice qual è il significato della vita, ma me lo dice in ebraico. Io non lo capisco, l’ebraico. Lui chiede 600 dollari per darmi lezioni di ebraico”.

Il film narra la storia di Leonard Zelig, vittima di una malattia che ne modifica i tratti somatici in base alle sue interazioni e all’ambiente circostante. In poco tempo il suo camaleontismo diventa una moda, tanto che gli affetti vicini a Leonard cercheranno di trasformarlo in un ‘fenomeno da baraccone’.

Girato come un falso documentario, Zelig mantiene lo stile umoristico esistenziale di Allen, rimarcando una cura per i dettagli non indifferente: le musiche, la scenografia, la pellicola rovinata, il bianco e nero sono tutte particolarità che vanno ad arricchire la sensazione di realismo del documentario.

Piccola curiosità: in psichiatria, l’accezione di personalità camaleontica, di trasformismo identitario dipendente dal contesto ambientale, è stata battezzata Sindrome di Zelig grazie al film.

Match Point (2005)

“È incredibile come cambia la vita se la palla va oltre la rete o torna indietro, no?”

Opera che sancisce la grande rimonta di Woody Allen dopo una serie di film dagli esiti negativi. La pellicola è una storia drammatica caratterizzata da situazioni tipiche del thriller, che narra la storia di Chris, insegnate di tennis giovane irlandese, bello, sicuro di sé e pronto a sposarsi. La sua routine viene stravolta dall’incontro con Nola Right, che ne diventa l’amante. Da qui una serie di sfortunati eventi che costringeranno Chris a prendere delle drastiche decisioni.

Inizialmente il film doveva essere girato a New York, ma la BBC Films decise di finanziare il progetto solo se il film fosse stato girato a Londra, cosa che avvenne. Questo costrinse Allen a rivedere la sua sceneggiatura e a renderla più ‘british’. Ciò nonostante Allen sostiene di «aver mantenuto la consueta libertà creativa» anche in Inghilterra criticando fortemente le produzioni americane che, secondo Allen, sono interessate solo alle produzioni ad alto budget.

Piccola Curiosità: La colonna sonora è tratta quasi interamente da un disco in vinile contenente arie di brani cantati prima della Grande Guerra dal tenore italiano Enrico Caruso.

La Dea dell’Amore (1995)

“Io non voglio adottare! Ma dico vuoi scherzare? Con i miei geni? Io ho i geni da medaglia d’oro. Io voglio trasmettere. È la stessa ragione per cui non affittiamo la macchina, ok? Per l’orgoglio del possesso, figurati se adotto un figlio”.

Vincitore di un premio oscar come Migliore attrice non protagonista a Mira Sorvino, narra la storia di Lenny che, insieme a sua moglie decide di adottare un bambino. La madre non ha una grande considerazione del figlio adottivo, mentre Lenny riconosce in lui una grande dote intellettuale. Decide così di andare alla ricerca della madre naturale, scoprendo che di mestiere fa la prostituta e l’attrice di film pornografici. La missione di Lenny sarà a questo punto farle cambiare stile di vita.

Uno dei primi film che riapre in Allen la parentesi della commedia leggera. I suoi toni non mantengono quell’aria drammatica che caratterizza i suoi film, bensì rimangono leggeri e divertenti, con un protagonista sempre ipercaricato intellettualmente, ma senza sottolinearne i toni di catastrofismo.

Piccola curosità: Le scene in cui il protagonista interagisce con il Coro greco, sono state girate nel teatro di Taormina.

Basta che funzioni (2009)

“Qualunque amore riusciate a dare e ad avere, qualunque felicità riusciate a rubacchiare o a procurare, qualunque temporanea elargizione di grazia, basta che funzioni…”.

Il film narra la storia di Boris Yellnikoff, un uomo di mezza età un tempo fisico di fama internazionale candidato al premio Nobel. Dopo aver divorziato per aver tentato il suicidio, incontra Melodie, una giovane ragazza che dorme per strada. Tra i due nascerà una relazione che verrà ostacolata dalla madre di lei.

Nonostante gli argomenti classici cari al regista, il tono del film riesce a rimanere più ‘leggero’ rispetto ai suoi lavori precedenti.

La pellicola mantiene lo stile autobiografico di Allen, ed è uno dei primi in cui non è lui ad essere protagonista, ma utilizza un alter ego di sé stesso; in questo caso il protagonista è interpretato da Larry David (noto in America per essere uno degli sceneggiatori di Seinfeld).

Piccola curiosità: il film fu in realtà scritto da Allen negli anni ’70. Il ruolo del protagonista fu scritto appositamente per l’attore Zero Mostnel che morì nel 1977, portando il regista a congelare il progetto per più di 30 anni.

Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere) (1972)

https://www.youtube.com/watch?v=rrx40zcjV5k

“Spermatozoo: ho sentito dire di compagni che appena lanciati fuori si schiantavano contro pareti di gomma!”

Il titolo rispecchia a pieno dove la pellicola vuole andare a parare. Il film, tratto dall’omonimo libro divulgativo del sessuologo David Reuben, è composto da sette episodi, ognuno dei quali mette in scena un particolare aspetto della vita sessuale.

Nonostante il tema trattato, il film tratta l’argomento senza mostrare scene di nudo e situazioni esplicite. Anzi, rapporta il concetto alla vita quotidiana, argomentandolo con naturalezza, e interpretabile su più livelli. Fu uno dei primi film di Allen, rientrando a pieno in quel genere di pellicole umoristiche che caratterizzarono l’inizio della sua carriera cinematografica.

Piccola curiosità: uno degli episodi è interamente recitato in lingua italiana e sottotitolato in inglese, modesto omaggio di Woody Allen per il cinema italiano, in particolare per i film di Fellini e Antonioni. Tutta via è stato necessario ri-doppiare il film nella versione italiana, in quanto il protagonista sbaglia alcuni accenti rendendo le frasi complicate all’ascolto del pubblico nostrano.

Il Dormiglione (1973)

“Il mio cervello è il mio secondo organo preferito”

Altro film prodotto nel pieno del primo periodo di Allen (quello comico). La pellicola narra di Miles Monroe, proprietario di un ristorante che entra in un ospedale per una banale operazione e si risveglia 200 anni dopo, nel 2173. In quanto privo di identità e non schedato, deve indagare sul Progetto Ires, ideato per debellare la resistenza al regime dittatoriale del leader. Dovrà dunque cammuffarsi da robot per non farsi catturare, e le cose, naturalmente prenderanno una piega inaspettata.

Alcune gag mantengono un tono classico, caratterizzate dalla fondamentale colonna sonora che ritma tutte le scene comiche.

Una produzione faticosissima (girato in 203 giorni), con un’infinità di citazioni ad altre opere come Fahrenheit 451, 007 Casinò Royale (il libro naturalmente), Ultimo tango a Parigi, o Un tram chiamato desiderio.

Piccola Curiosità: nel film è presente una copia di Playboy del Novembre del 1972, il numero più venduto della storia con più di 7 milioni di copie vendute. Per questo motivo, la foto in copertina divenne in seguito un’immagine standard per il collaudo degli algoritmi di elaborazione delle immagini.

La rosa purpurea del Cairo (1985)

“Sono confusa, sono sposata, ho appena incontrato un uomo stupendo… È immaginario, ma non si può mica avere tutto!”

Un film assurdo scritto diretto da Allen per omaggiare al meglio il suo amore più grande: il cinema. 

Ambientata negli anni ’30, la pellicola narra la storia di Cecilia, talmente innamorata del film La rosa purpurea del Cairo da rivederlo più e più volte. Il protagonista della pellicola, notata la copiosa frequenza della spettatrice, decide di uscire dallo schermo e di vivere un’avventura d’amore con lei, mentre le comparse si girano i pollici in attesa del suo ritorno. La storia fa in breve tempo il giro del mondo, e i produttori del film sono così allarmati da eventuali cause legali, che minacciano di ritirare la pellicola. Costringeranno l’attore Gil Shepherd (protagonista della pellicola incriminata) a rintracciare il suo personaggio e a convincerlo di tornare sul grande schermo.

L’opera si configura ben presto come una surreale e irrimediabilmente romantica commedia, comica e toccante allo stesso tempo, sul labile confine esistente tra realtà e fantasia.

Piccola curiosità:  Woody Allen (sempre ipercritico dei suoi lavori) ha elencato La rosa purpurea del Cairo come uno dei pochi film che ha finito per essere “abbastanza vicino a quello che volevo fare“.

Midnight in Paris (2011)

“Il passato non è affatto morto, anzi non è nemmeno passato”

Il film narra la storia di Gil, americano in vacanza con la sua fidanzata a Parigi. Gil è uno scrittore in crisi che, attraverso un’automobile che gli da un passaggio, riesce ogni notte a tornare indietro nel tempo agli anni ’20, nel bel mezzo di una Parigi in piena esplosione artistica.

La pellicola, omaggio di Woody Allen alla nostalgia dei tempi andati, mantiene quell’aspetto onirico fantasioso che ha caratterizzato La rosa purpurea del Cairo. Una commedia che perde un po’ i classici toni umoristici di Allen per soffermarsi sul viaggio interiore e l’evoluzione del protagonista, attraverso l’interazione con i suoi miti.

Piccola curiosità: Woody Allen aveva tentato di girare il film a Parigi nel 2006, ma ha abbandonato il progetto perché troppo costoso.

+ 1 Z la formica

“Non fare il mio sbaglio ragazzo… Non eseguire gli ordini tutta la vita… Pensa con la tua testa…”

Il nostro +1 della classifica stavolta è Z la formica. In questo film Woody Allen è stato solo il doppiatore del protagonista Z, nulla più. Ma il film stesso analizza il modo di gestire e condurre una società e gli individui che la abitano, tema molto caro ad Allen. In più, il personaggio sembra appositamente scritto per lui.

La pellicola in italiano è doppiato da Oreste Lionello, storico doppiatore di Allen che, grazie al suo stile, rispecchia a pieno il suo modo di parlare.

Il film narra la storia di Z, formica operaia che, annoiata dalla routine, decide di intrufolarsi tra i soldati e partecipare ad una guerra. Da qui una serie di effetti a cascata che porteranno Z a sventare un attentato orchestrato dal generale delle formiche guerriere.

Piccola curiosità: È il primo film della DreamWorks Animation. La Pixar accusò la DreamWorks di aver rubato l’idea al film A Bug’s Life – Megaminimondo del 1998, che aveva come protagonista sempre una formica.

 

The Woody Allen Collection
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Enrico Natalini

il suo DNA è composto al 100% di cultura trash e underground. Che siano libri, film, fumetti, serie tv, spettacoli teatrali, mostre o televendite è un segugio per tutte quelle chicche che sopravvivono all'insaputa del mainstream. Di lui dicono che è come un cartone animato, non ha capito bene se sia un complimento o meno, ma a lui piace.

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